Espulsi i primi 100 rom Sarkozy sfida l’ipocrisia dell’Europa

La Francia ha rimpatriato i primi rom su ordine del presidente Nicholas Sarkozy, che sta smascherando l’ipocrisia dell’Europa pronta a stracciarsi le vesti per una pratica comune e già avviata. In tutto, gli espulsi saranno circa 700, ma soltanto lo scorso anno sono stati rimandati a casa da Parigi quasi diecimila rom. Altri 12mila sono in attesa di «deportazione» dalla Germania verso il Kosovo. Pure l’Italia (espulsioni giudiziarie) e addirittura la neutrale Svizzera ha espulso i rom, ma questa volta Sarkozy è paragonato a Hitler.
I primi 75 nomadi sono atterrati ieri a Bucarest con voli charter. Uno è partito da Parigi con 14 rimpatriati a bordo e un altro da Lione con 61 rom. Dovevano essere 79, ma 18 all’ultimo momento non si sono presentati. Il rimpatrio è tecnicamente volontario. Chi accetta di andarsene riceve 300 euro e 100 per ogni bambino. Bernard Valero, portavoce del ministero degli Esteri francese, ribadisce che «la decisione di smantellare i campi nomadi illegali è perfettamente conforme con le regole europee e non incide in nessun modo sulla libertà di movimento dei cittadini comunitari». Non a caso, molti rom sulla via dell’espulsione hanno già annunciato che torneranno in Francia. Si temeva che potessero rientrare per farsi espellere di nuovo e ottenere i 300 euro di bonus. Il ministero dell’Interno francese assicura che i soldi sono consegnati soltanto in seguito a un riconoscimento biometrico, che rende impossibile farsi pagare due volte.
Altri 132 nomadi voleranno oggi a Timisoara, in Romania. Il 26 agosto è previsto il rimpatrio di ulteriori 160 rom. Sarkozy ha dato ordine di smantellare i circa 300 campi nomadi presenti nel Paese. Nelle ultime tre settimane 51 sono stati chiusi.
Secondo il ministro della Famiglia, Nadine Morano, «le deportazioni servono a dimostrare che non permetteremo più l’esistenza di campi illegali come abbiamo fatto per anni». Un sondaggio ha rivelato che il 79% dei francesi appoggia il pugno di ferro del governo. La stessa immagine di Sarkozy, in caduta libera, è risalita di due punti.
I burocrati di Bruxelles annunciano di tenere la Francia «sotto attenta osservazione», ma la pratica di espellere i rom non è nuova. Lo scorso anno sono stati rimandati in Romania e Bulgaria almeno 10mila nomadi dalla stessa Francia. Amnesty International denunciava nel 2009 la nuova moda delle «deportazion» in Kosovo. «Rimpatri forzati sono attesi dalla Svizzera, dalla Francia e dai Paesi scandinavi», scrive l’organizzazione in difesa dei diritti umani. In Germania ci sono 12mila i rom e altre minoranze pronti a essere spediti in Kosovo nei prossimi mesi.
L’altro aspetto dell’ipocrisia europea è il trattamento ben peggiore che i nomadi subiscono nei paesi dell’Est, dove vivono da sempre. Il ministro degli Esteri romeno, Teodor Baconschi, commentando l’inizio dei rimpatri, ha parlato del rischio di «una reazione xenofoba nel contesto della crisi economica». In pratica teme che l’arrivo dei rom in patria, dove i romeni lottano per il posto di lavoro, possa scatenare una rappresaglia nei confronti dei nomadi da sempre visti male. In un altro Paese dell’Unione europea, l’Ungheria, gli insediamenti rom sono spesso bruciati.
Amnesty critica anche l’Italia, ma almeno da noi non ci sono le «scuole speciali» per i figli dei rom come nella Repubblica ceca e in Slovacchia.

Gli alunni nomadi sono costretti a iscriversi nelle classi per bambini con problemi mentali. La segregazione esiste anche in Croazia. La Serbia, Paese che aspira all’Europa, manda i budlozer per cancellare i campi alle porte di Belgrado e far posto ai Giochi della gioventù.
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