Amsterdam, i lavoratori alcolisti pagati in birre

Un programma di recupero finanziato in buona parte dallo Stato dà un impiego ai disoccupati con dipendenza. La retribuzione? Lattine di alcolici e 10 euro al giorno

Un programma di lavoro per gli alcolisti, che vengono retribuiti in birre. L'idea, descritta dal New York Times International Weekly, è della città di Amsterdam e ha suscitato un dibattito sui metodi di recupero e reinserimento sociale delle persone con dipendenze. L'edizione estera del NYT ha intervistato alcuni dei lavoratori che stanno seguendo il programma. Fred Schiphorst, 60 anni, ex operaio edile, non aveva un lavoro da dieci anni a causa di una ferita alla schiena e della dipendenza cronica dall'alcol. Ora ha un impiego e ha tutta l'intenzione di mantenerlo. Ogni mattina si sveglia alle 5.30 per pulire le strade della zona est di Amsterdam.

La sua giornata comincia con due lattine di birra, una parte del salario che gli viene pagato per lo più in alcolici. Ne riceve poi altre due a pranzo e una o due a fine turno. "Non sono orgoglioso di essere un alcolista - dice Schiphorst -, ma sono fiero di avere di nuovo un lavoro". Schiphorst è uno dei beneficiari di un programma governativo che ha lo scopo di togliere gli alcolisti dalla strada, far loro raccogliere la spazzatura e pagarli, appunto, in birre. I membri della squadra di spazzini ricevono anche mezzo pacchetto di tabacco e 10 euro al giorno. L'insolito percorso di recupero è partito lo scorso anno ed è gestito dalla Rainbow Foundation, un'associazione privata ma finanziata dallo Stato che assiste i senzatetto, i tossicodipendenti e gli alcolisti. La lista delle persone che chiedono di partecipare è lunga.

Per Fatima Elatik, responsabile del distretto est della città, sempre sentita dal NYT, "gli alcolisti non possono essere semplicemente ostracizzati". È meglio, secondo l'amministratrice, dare loro qualcosa da fare e limitare il loro uso di alcol a una quantità controllata di birra, senza superalcolici. Non sono dello stesso avviso i membri conservatori del municipio di Amsterdam, che considerano il "progetto della birra" uno spreco di soldi e un pessimo esempio della cultura di tolleranza che ha fatto della capitale olandese una mecca per chi ama gli eccessi. La risposta del direttore della fondazione, Hans Wijnands, ai detrattori è che nei palazzi del potere "è diventato ormai di moda sostenere le politiche repressive".
La tolleranza zero non è certo nella tradizione olandese e ad Amsterdam già tre distretti hanno attivato il programma "beer-for-work". L'idea di base è un approccio sviluppato per aiutare i dipendenti da eroina, cui per anni è stato fornito il metadone, un sostituto meno pericoloso, in un ambiente controllato da operatori sanitari e consulenti.

"Sarebbe bello se smettessero tutti di bere, ma questo non è il nostro principale obiettivo - spiega Wijnands, la cui fondazione riceve l'80 per cento dei finanziamenti dallo Stato -. Bisogna mostrare loro un'alternativa a stare solo seduti nel parco a bere fino alla morte".

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