La Casa Bianca? Meglio perderla che trovarla (e la pensione vale un tesoro)

Obama e Romney possono consolarsi: chiunque perda la corsa alla presidenza potrà rifarsi nella vita. C’è chi ha vinto il Nobel, chi l’Oscar

La Casa Bianca? Meglio perderla che trovarla (e la pensione vale un tesoro)

Perdere la Casa Bianca? Non è detto che sia un sconfitta. C'è chi ha vinto il premio Nobel, chi ha preso l’Oscar, chi è diventato miliardario. Comunque protagonisti della Storia, comunque padroni del proprio destino. Prendete il quattro volte governatore di New York, il democratico Al Smith, che nel 1928 perse le elezioni contro il repubblicano Herbert Hoover. Si arrese all’anonimato? Solo apparentemente. Dopo la sconfitta divenne presidente dell’impresa che costruì l'Empire State Building, il grattacielo più famoso del mondo, quello dove si arrampica King Kong, per molti anni il più alto edificio del mondo. Un perdente di successo come Thomas Jefferson, classe 1743, padre della Dichiarazione d'Indipendenza, scolpito sul monte Rushmore, che al primo colpo, anno di grazia 1796, perse il duello con John Adams. Non si rassegnò. Aspettò quattro anni, si ripresentò è diventò presidente, il terzo della Storia. Al termine del secondo mandato, nel 1819, fondò l'Università della Virginia anche se poi i debiti lo spolparono vivo. Meno bene prese la sconfitta il suo sfidante l'avvocato newyorchese Aaron Burr, che poi perse pure la corsa a governatore di New York. Tutta colpa, disse, del socio del suo studio legale, Alexander Hamilton: lo sfidò a duello, sulla riva dell'Hudson di fronte a New York, ma Hamilton si presentò solo per rifiutare il duello. Burr gli sparò lo stesso, il rivale morì il giorno dopo. Troppo permaloso.

In epoca più recente non è andata male invece a Jimmy Carter, 88 anni il primo ottobre, che comunque guidò la Casa Bianca dal 1976 al 1980 prima di essere sconfitto dalla crisi degli ostaggi iraniana e da Ronald Reagan. Alla vita politica vera e propria Carter ha preferito la lotta per la difesa dei diritti umani e la mediazione diplomatica. Per questo nel 2002 gli è stato assegnato il Nobel per la Pace. Uno bravo con le armi del resto, Iran o no, non era sembrato mai. Il Nobel per la Pace ha premiato pure Al Gore cinque anni dopo Carter ma il vice Clinton battuto da Bush junior non si è accontentato e si è portato a casa grazie all’ecologista An Inconvenient Truth anche l’Oscar come miglior documentario. Più pratico George Bush senior che dopo aver perso la Casa Bianca contro Bill Clinton nel 1992, è diventato miliardario grazie al padrinato del Carlyle Group, una delle più grandi multinazionali militari e industriali del pianeta che fattura più di 25 mila miliardi all'anno. Per non sbagliarsi comunque ha poi piazzato alla Casa Bianca George il piccolo, mentre il suo rivale Clinton alla moglie, ma da segretario di Stato, ha adesso la moglie.

In ogni caso oltre alla pensione, circa 160 milioni di euro l'anno a testa, i quattro ex presidenti (Clinton, i due Bush, e Carter) hanno diritto al rimborso delle spese per gli uffici e per le loro Biblioteche

Presidenziali e alla protezione da parte del Servizio Segreto, estesa anche alle mogli. Il totale del costo per i contribuenti è di circa 43 milioni di dollari l'anno, per non fare praicamente nulla. Vien quasi voglia di perdere...

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