Se qualcuno l'avesse proposto un po' di tempo fa l'avrebbero preso per pazzo. Oggi, invece, sembra una normale opzione sul tappeto. Stiamo parlando dell'eventualità che l'Iran collabori con gli Stati Uniti. Ma per fare cosa? Teheran si dice pronto ad aiutare il governo iracheno contro i ribelli musulmani sunniti (anche se Bagdad non ha finora richiesto assistenza); e potrebbe addirittura collaborare con Washington contro l’Isis, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. Lo ha detto a chiare lettere il presidente Hassan Rohani, nel corso di una conferenza stampa trasmessa in diretta sulla tv di Stato.
"Se vediamo che gli Stati Uniti agiscono contro i gruppi terroristi, allora penseremo" a una cooperazione, ma "fino ad ora non abbiamo visto alcuna azione da parte loro", ha affermato Rohani, mentre Barack Obama, pur promettendo aiuti, ha escluso l’invio di truppe contro l’avanzata dei fondamentalisti sunniti in Iraq. "Dobbiamo contrastare nella pratica e con le parole i gruppi terroristici", ha detto Rohani. Il presidente ha smentito ciò che ieri era trapelato da fonti governative irachene, citate dalla Cnn, che parlavano di almeno 500 uomini delle Guardie della Rivoluzione inviati da Teheran nella provincia di Diyala. Secondo quanto riporta il quotidiano britannico Guardian, invece, nelle ultime 48 ore l’Iran ha inviato 2.000 soldati in Iraq. In particolare, 1.500 basiji (milizie volontarie controllate dai pasdaran) hanno attraversato il confine nella provincia di Diyala, nell’Iraq centrale, altri 500 nella provincia di Wasit, nel sud-est. Il Guardian ha poi confermato che l’Iran ha inviato in Iraq anche il generale Qassem Suleimani, eminenza grigia delle Guardie rivoluzionarie.
Stato d'allerta a Bagdad
È stato alzato il livello della sicurezza a Bagdad in vista del possibile arrivo delle milizie dello Stato islamico di Iraq e Siria (Isis). La polizia e l’esercito si stanno coordinando con i volontari delle milizie popolari, ed in particolare con quelli delle brigate Hezbollah e delle "Bande della gente della verità", altra formazione sciita. Non si vedono per le strade le milizie legate all’imam Moqtada al Sadr.
timore che possa essere chiuso da un momento all’altro.
E Rohani rilancia sul nucleare
Rohani sottolinea che è ancora possibile raggiungere un accordo fra l'Iran e il 5+1 sul nucleare entro la scadenza del 20 luglio. Il presidente iraniano ha aggiunto che il suo governo resterà in ogni caso impegnato per un'interazione positiva. Il gruppo 5+1 è composto dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito) più la Germania. Nella notte fra il 23 e il 24 novembre del 2013 i rappresentanti di Teheran e dei Paesi del 5+1 hanno raggiunto a Ginevra un accordo di base sul nucleare, che prevede il taglio di alcune attività nucleari dell'Iran in cambio di un parziale allentamento delle sanzioni che gravano sulla sua economia. L'intesa è stata applicata a partire dal 20 gennaio, ma alcune sanzioni (come quelle sulle importazioni di petrolio) sono ancora in vigore. È previsto che questo accordo resti valido per sei mesi, nel corso dei quali si svolgeranno ulteriori negoziati mirati a raggiungere un accordo permanente volto a eliminare le preoccupazioni che Teheran possa dotarsi di armi atomiche. Il nuovo round di negoziati comincerà a Ginevra il 16 giugno e per il 20 luglio è stata fissata la scadenza per raggiungere un accordo definitivo e più preciso. In caso di mancata intesa per quella data sarà possibile estendere di altri sei mesi l'attuale accordo ad interim.
538em;">L'Iran da tempo sostiene che il proprio programma nucleare abbia scopi esclusivamente pacifici e dice di essere pronta a trovare un accordo in cambio di una piena cancellazione delle sanzioni.
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