Dopo la svolta delle auto (finalmente anche a Cuba se ne potranno acquistare, nuove e usate, senza permessi dello Stato) arriva quella della moneta. Il quotidiano Granma lo aveva anticipato a ottobre. Ora arriva la conferma: con un decreto il governo pone fine alla doppia moneta, unificando il Cup (peso comune) con il Cuc (peso convertibile, allineato al dollaro). Il sistema esisteva dagli anni Novanta, quando il regime castrista subì una gravissima crisi economica per il crollo dei governi filo sovietici che, di fatto, tenevano in piedi l'asfittica economia cubana, acquistando i suoi prodotti a prezzi concordati, solitamente superiori a quelli di mercato, e rifornendo di petrolio a buon mercato L'Avana. Messo alle strette dal vento del cambiamento, Fidel Castro nel 1993 autorizzò le rimesse da parte degli emigrati cubani e la circolazione del dollaro nell'isola. A fine '94, però, creò il Cuc, come alternativa all'odiata moneta americana, che nel giro di un decennio venne ritirata dal mercato interno (anche se di fatto non proibita).
Con due monete giocoforza si erano venute a creare due economie: una più dinamica e aperta agli scambi (specie coi turisti), l'altra più "sfigata" legata agli stipendi pagati dallo Stato (con il peso comune). Questa diversità aveva aumentato a dismisura il senso di ingiustizia tra la popolazione, e non solo per le ormai famose doppie code nei negozi (anche solo per comprarsi un cono gelato, c'era la coda breve, per i possessori di valuta pregiata, e quella lunga per i "comuni mortali"). Chi è pagato in Cup (stipendio medio statale 500 Cup, pari a circa 20 Cuc o dollari) non poteva permettersi lo stesso stile di vita di chi, invece, aveva accesso ai dollari o ai Cuc. Altro che uguaglianza socialista sbandierata per decenni dal regime... L'Avana unifica la moneta a partire dalle persone giuridiche. Il processo di cambiamento non sarà veloce: almeno questa è l'intenzione del governo. La scelta, a quanto pare, è legata alla volontà di smorzare i rischi di una forte impennata dell'inflazione. Solenne la promessa che il vice presidente del Consiglio Marino Murillo ha fatto al Parlamento: "Chi ha Cuc, in banca o a casa, non ci rimetterà". Vedremo cosa si inventerà il regime per mantenere la promessa.
La rivoluzione delle auto
Uno dei simboli cubani erano le auto degli anni Cinquanta, perlopiù americane (ma anche sovietiche) risalenti al periodo precastrista. Vere e proprie auto d'epoca perfettamente funzionanti (o quasi). Questa "stranezza", chiamiamola così, era dovuta al rigido sistema di di compravendita delle vetture in vigore dalla rivoluzione del 1959. In pratica per comprarsi un veicolo occorreva uno speciale permesso dello Stato. E di fatto non c'era libertà di scelta. Resisi conto, con oltre cinquant'anni di distanza, dell'assurdità di questa imposizione, il governo dell'Avana ha varato la "rivoluzione dell'auto", liberalizzando, di fatto, il mercato delle auto: via il sistema dei permessi e prezzo dei veicoli fissato dal mercato. Già nel 2011 una riforma aveva consentito per la prima volta la compravendita tra privati di auto nuove: ma serviva, pur sempre, una lettera di autorizzazione del governo. Ora non più.
Dopo questa svolta tutti si aspettano una veloce modernizzazione nel parco auto cubano. Per chi ama le mitiche auto anni Cinquanta, dunque, non resta che sbrigarsi a fare un viaggio a Cuba. Prima che spariscano per sempre dalla circolazione.
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