La rivoluzione è partita sotto traccia. Anni fa. Quando lo UK Independence Party veniva accusato di razzismo e ai suoi militanti venivano addirittura strappati i figli in affido per la semplice colpa di avere nel portafoglio una tessera del partito. Oggi è tutta un'altra storia. L'Ukip è nell'olimpo del Regno Unito e guarda minaccioso Westmister, la casa della democrazia inglese che alle prossime elezioni politiche tenterà di espugnare una volta per tutte.
"È giunto il tempo che la Gran Bretagna divorzi dall’Unione europea". Nigel Farage arriva trionfante al municipio di Southampton, nell'Inghilterra del sud-est, dove è candidato per un seggio all'europarlamento. "Spero ci sia un bar nelle vicinanze...", dice in cerca di una pinta. Sa di essere l'artefice di un miracolo elettorale che affonda le proprie radici in un lungo cammino. Adesso c'è un bagno di folla per ad attenderlo per festeggiare la storica affermazione di quel partito nato nell'ottobre del 1990 quando i conservatori tradirono gli insegnamenti di Margaret Thatcher appoggiando l'ingresso del Regno Unito all'European Exchange Rate Mechanism. Ma nel 1994, quando venne scelto come candidato per le elezioni parlamentari straordinarie a Estleigh, rimase con un centinaio di voti in mano. Quello che per molti potrebbe essere una sconfitta, per Farage fu il trampolino di lancio a fare meglio. Finché nel 1999 non riuscì ad espugnare Strasburgo. "Non c'è nulla che possa essere paragonato al momento in cui sono stato eletto nel giugno del 1999 - ama dire in giro - niente di quello che potremo mai raggiungere con questo partito arriverà mai vicino a quella sensazione". Eppure, ora che l'Ukip è il primo partito del Regno Unito, quella sensazione di vittoria scorre sicuramente nelle vene di questo conservatore rivoluzionario del North Down of Kent.
Quando ho incontrato Farage a Saint Ives, cittadina verdeggiante nel Cambridgeshire, tutto era già scritto. I militanti dell'Ukip fanno ancora campagna elettorale porta a porta. Vincono perché convincono. E, quando amministrano, amministrano bene. Basta farsi un giro a Ramsey dove alle amministrative sfondano il 70% per capire che non scherzano. Farage è uno che non vuole piacere per forza. Tanto sicuro di sé da sbattere la porta in faccia alla donna del momento, Marine Le Pen, e a strizzare divertito un occhio a Beppe Grillo. "Vorrei incontrarlo e discutere con lui delle nostre politiche che hanno molto in comune", spiega dicendosi affascinato dal "modo elettrizzante" con cui il comico porta avanti le campagne elettorali del M5S. Adesso, però, dopo aver schicciato i conservatori di David Cameron e annientato i Lib Dem di Nick Clegg, gli importa solo di dare la spallata definitiva a quell'Unione europea che, negli ultimi dieci anni, ha distrutto il welfare inglese favorendo l'immigrazione dall'Europa dell'Est. "Abbiamo atteso per anni questa vittoria", ammette Farage che punta ad andare verso un "divorzio amichevole" del Regno Unito dall’Ue.
E, parlando con un bicchiere di champagne in mano, il leader dell'Ukip annuncia con spavalderia i prossimi obiettivi del partito che l'anno prossimo punterà a entrare a Westminster: "Ora sembra proprio possibile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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