"Figlio mio, sei pronto a morire per l'islam?"

Scoperto dna femminile su una delle bombe. La madre degli attentatori li avrebbe indottrinati "per allontanarli dall'alcol"

"Figlio mio, sei pronto a morire per l'islam?"

Mosca - Nelle foto scattate vent'anni fa appare snella e spettinata, porta i capelli legati in cima alla testa, forse era un taglio alla moda nella Russia di allora. Chi l'ha conosciuta più tardi, quando viveva negli Stati Uniti, la ricorda con i vestiti stretti e le gonne corte, la descrive come una donna elegante, magari modesta ma pur sempre graziosa. Oggi Zubeidat Tsarnaeva, la madre dei due terroristi sotto accusa per la strage di Boston, appare decisamente diversa: si veste di nero, ha il velo sul capo, perde la calma quando si parla dei figli e accusa gli americani di avere montato un caso contro i suoi ragazzi, dice che che si tratta di un complotto, piange la fine di Tamerlan e Dzhokhar ora che uno è morto, ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia dieci giorni fa, e l'altro collabora con gli investigatori dal letto d'ospedale nel quale è sorvegliato giorno e notte.
Gli uomini dell'Fbi pensano che Zubeidat abbia un ruolo centrale in questa storia. Un sospetto che si è fatto più concreto dopo la scoperta di Dna femminile su una delle bombe dell'attentato di Boston (anche se non è chiaro se si tratta di un possibile caso di «contaminazione delle prove»). I «federali» l'hanno raggiunta la settimana scorsa a Makhachkala, la città sul mar Caspio in cui vive da qualche mese, l'hanno interrogata negli uffici dei Servizi russi, hanno cercato di convincerla a tornare negli Stati Uniti per aiutare le indagini ma lei si è tirata indietro, ha fatto sapere che non lascerà la sua terra neppure per riprendere il corpo del figlio morto. Se lo facesse avrebbe qualche problema anche con la giustizia ordinaria: una volta negli Stati Uniti rischierebbe l'arresto per un furto, per 900 dollari di vestiti che avrebbe rubato in un negozio di Boston.
Naturalmente gli investigatori sono molto più interessati al suo legame con Tamerlan, il maggiore dei due fratelli Tsarnaev. Dai racconti di famiglia si capisce che la conversione di Zubeidat ha preceduto quella del ragazzo, che la madre ha guidato il figlio, lo ha spinto verso l'islam per tenerlo lontano «dall'alcol e dalla marijuana», come lei stessa ha detto, e forse è andata anche oltre.
Gli ufficiali dell'Fsb, l'agenzia russa per la sicurezza, hanno registrato due telefonate fra madre e figlio in cui spunta il termine jihad, la guerra santa, e su quelle hanno fondato i sospetti poi trasmessi all'Fbi. In una si parla della Palestina, il ragazzo dice che potrebbe partire volontario ma è preoccupato perché non conosce l'arabo, così la madre lo consiglia e lo rincuora. Secondo fonti anonime riprese dai media americani ci sarebbero anche due messaggi in cui Zubeidat chiede a Tamerlan se è pronto a morire per l'islam. Nei giorni scorsi si è saputo che Zubeidat era su una watch list dell'intelligence americana, che era una persona da tenere sotto controllo a causa dei rapporti con l'islam radicale.

Lo stesso valeva per Tamerlan, che era addirittura su due liste, una della Cia e una dell'Fbi, e ora a Boston si discute se questa strage fosse davvero inevitabile, se i servizi americani e quelli russi abbiano fatto tutto il possibile per evitare i morti di Boston. Forse qualche risposta resterà con Zubeidat.

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