Sistema fiscale, immigrazione, debito pubblico. Ma anche istruzione ed esercito. Nel primo discorso di Barack Obama, appena dopo la rielezione, questi temi ci sono tutti. Appena accennati, come si conviene a uno speech che è più che altro un ringraziamento. Ma comunque ben presenti. La campagna elettorale è ufficialmente alle spalle. Il risultato è stato assicurato. E ora sta al presidente iniziare a pensare alle nuove sfide.
Il primo ostacolo che Obama dovrà superare nel nuovo mandato è di natura tecnica. Gli elettori ottenuti gli garantiscono il risultato, ma non la maggioranza al Congresso. Una Camera a maggioranza repubblicana e un Senato in mano ai democratici non garantiranno al presidente una grande libertà di manovra. Anzi, potrebbero tramutarsi in un impedimento non da poco, che porterà presumibilmente a una lunga serie di tira e molla tra il Congresso e la Casa Bianca sulle lotte che più dividono lo spettro politico.
Nella scorsa legislatura Obama ha perso la maggioranza alla Camera dopo le elezioni di mid-term nel 2010. Ma pure durante i primi due anni di governo, quelli in cui la maggioranza era assicurata, non ha avuto vita facile.
Rispetto al primo mandato, il presidente ha però anche un vantaggio. Nel 2016 non potrà ripresentarsi. E questo gli consentirà di prendere decisioni politicamente più scomode - lo ha riconfermato anche ieri, in uno degli ultimi discorsi pre voto -, non avendo da pensare a mantenere alto il gradimento popolare, non perlomeno in vista di un Obama-ter.
Sul fronte economico, la prima urgenza è quella del "fiscal cliff", il precipizio fiscale. Lo speaker dei repubblicani alla Camera, John Boehner, ha già annunciato un appello bipartisan contro un problema che "rischia di trascinare gli Stati Uniti in recessione". Secondo i suoi uffici potrebbe chiedere ai democratici un percorso condiviso sul tema. Entro dicembre gli Stati Uniti dovranno decidere sul taglio degli sgravi e sull'aumento delle tasse. La scadenza è l'1 gennaio 2013, quando scatteranno in automatico, se non si troverà un accordo.
Ma non c'è soltanto la politica interna. Obama si troverà a fronteggiare anche diversi problemi sullo scacchiere internazionale.
Dalla Cina, che domani apre un importante congresso interno al partito, alla Siria in rivolta, che ha visto finora uno scarso coinvolgimento degli Stati Uniti, fino alla minaccia del nucleare iraniano, gli scenari che vedranno attivo il Paese sono molti e non di poca importanza. Grande assente nel dibattito dedicato agli affari esteri era stata l'Unione Europea. Ma anche la crisi dell'eurozona potrebbe rientrare tra i punti di cui Obama non può dimenticarsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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