BerlinoStando ai sondaggi la grande sorpresa della campagna elettorale tedesca è l'avanzata del piccolo partito liberale, l'Fdp. Da sempre in lotta per la sopravvivenza, che in Germania significa conquistare almeno il 5% dei consensi, i liberali raggiungerebbero questa volta il 15%, un risultato che non ha precedenti nella loro storia. Bisognerà attendere la sera del 27 settembre, giorno del voto, per sapere se le previsioni diventeranno realtà ma intanto su un aspetto i commentatori sono d'accordo: i liberali, un tempo considerati un club di ricchi borghesi, più interessati a frenare che ad assecondare i cambiamenti della società, si presentano all'esame delle urne in una veste del tutto inedita che è una delle poche novità della scena politica tedesca.
Un partito trendy lo ha definito la Frankfurter Allgemeine Zeitung alludendo alla personalità del suo leader Guido Westerwelle, l'artefice della svolta intervenuta nella Fdp negli ultimi anni, la cui biografia si identifica con il nuovo look del partito. Quando fu eletto Presidente, nel 2001, gli arcigni conservatori che fino ad allora avevano guidato il movimento, arricciarono il naso. Westerwelle aveva, sì, un curriculum di tutto rispetto, ottimi studi di economia e giurisprudenza nelle migliori università, buon oratore e in più un aspetto elegante ed atletico. Però tra le sue tante doti c'era un peccatuccio che a quei tempi veniva considerato scandaloso dagli austeri elettori liberali: non solo era gay ma non faceva nulla per nascondere le sue inclinazioni e spesso appariva in pubblico con il suo compagno, proprietario di una catena di palestre.
Ma anche nei costumi della politica tedesca i tempi sono cambiati in fretta. Gay dichiarato è il borgomastro di Berlino, il socialdemocratico Klaus Wowereit, e il popolarissimo sindaco di Amburgo Ole von Beust che milita nelle file addirittura della Cdu, il partito cristiano-democratico. La scelta di Westerwelle alla guida dei liberali fu quindi quasi un'anticipazione sui tempi. E fu una scelta felice perché in pochi anni Westerwelle ha cambiato la Fdp trasformandolo da partito rigorosamente conservatore in partito all'avanguardia nella difesa dei diritti civili, sottraendo ai Verdi il monopolio delle battaglie ecologiche, affiancando al suo ruolo tradizionale di sostenitore del sistema capitalistico una maggiore sensibilità per i temi sociali e per le esigenze delle classi deboli. Il risultato è che oggi l'elettorato liberale è quanto mai eterogeneo: non più solo borghesi benestanti ma anche ecologisti irritati per l'eccessivo ideologismo dei Verdi, socialdemocratici delusi, persino disoccupati e metalmeccanici come ha rivelato, tra la sorpresa generale, lo stesso presidente dell'Ig Metall, Berthold Huber.
Ma le novità introdotte da Westerwelle non finiscono qui. Al suo fianco, come consigliere economico, ha chiamato un giovane dal nome tedesco, Philip Rösler, ma dall'aspetto inconfondibilmente asiatico. Nato 36 anni fa a Khanh Hung, in Vietnam, Rösler fu adottato da una famiglia tedesca quando era un neonato. Anche lui ha un curriculum esemplare e oggi è il numero due nel governo della Bassa Sassonia dove è titolare di ben tre ministeri, Economia, Lavoro e Trasporti. A lui il partito ha affidato il compito di redigere il programma economico i cui punti essenziali sono sostegno alle imprese, alleggerimento della pressione fiscale, contenimento della spesa sociale ma senza toccare gli aiuti ai ceti in difficoltà.
Tutti i sondaggi segnalano che dopo il voto ci sarà una coalizione di centrodestra, Cdu più Fdp.
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