Greenpeace, Corte Onu: "La Russia rilasci nave e attivisti su cauzione"

Il Tribunale Marittimo Internazionale ha chiesto alle autorità russe di liberare l'equipaggio che tentò l'assalto di una piattaforma Gazprom e lasciare andare anche l'imbarcazione

Anthony Perrett, attivista di Greenpeace, durante l'udienza per la cauzione
Anthony Perrett, attivista di Greenpeace, durante l'udienza per la cauzione

A pochi giorni di distanza dal rilascio su cauzione dell'italiano Cristian D'Alessandro e di altri attivisti che, come lui, si trovavano a bordo dell'Arctic Sunrise, imbarcazione di Greenpeace fermata dalle autorità russe, il Tribunale Marittimo Internazionale ha chiesto alle autorità russe di rilasciare immediatamente l'imbarcazione e il suo equipaggio, dietro pagamento di una cauzione da 3,6 milioni di euro.

La decisione del tribunale Onu è arriva intorno alle 16. Qualche ora prima il giudice russo aveva deciso il rilascio di cinque britannici (Anthony Perrett, Kieron Bryan, Alex Harris, Frank Hewetson e Iain Rogers), che come altri compagni hanno lasciato il carcere dietro pagamento di una cauzione.

I due si trovavano con altri 29 attivisti di Greenpeace a bordo dell'imbarcazione che, lo scorso 25 settembre è stata fermata con l'accusa di pirateria, poi trasformata in teppismo. Le persone a bordo dell'Arctic Sunrise cercavano di scalare una piattaforma petrolifera gestita dalla Gazprom. Appena liberato, Perrett ha assicurato alla stampa che ripeterebbe di nuovo quanto fatto.

Martedì scorso il tribunale di San Pietroburgo aveva deciso il rilascio dell'italiano Cristian D'Alessandro. Per lui, come per gli altri attivisti scarcerati in attesa di processo, la corte ha chiesto due milioni di rubli di cauzione (circa 45mila euro). La somma è stata coperta da fondi di Greenpeace International.

Il tribunale russo aveva già concesso la libertà su cauzione a 27 dei 30 attivisti di Arctic Sunrise. Diciotto persone erano già in libertà.

Il carcere era stato confermato soltanto il 59enne australiano Colin Russell, che sarebbe dovuto rimanere in carcere fino al 24 febbraio, al termine delle Olimpiadi invernali di Sochi.

Gli "Arctic 30", ha spiegato il responsabile di Greenpeace Russia, Ivan Blokhov all'Interfax, non chiederanno la grazia.

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