Siamo arrivati alla nuova guerra con Hamas, «Margine protettivo». Dopo la pioggia di missili che ha fatto da controcanto al rapimento dei tre ragazzi uccisi da due terroristi di Hamas, ieri sera per la prima volta nel Gush Dan, l'area di Tel Aviv, la sirena ha costretto i cittadini a correre nei rifugi, come a Sderot, Ashkelon, Ashdod, Beersheba. Metà di Israele è sotto i missili di Hamas, ogni minuto suona la sirena. Intanto, arrivavano da Gaza le prime immagini di case distrutte e la notizia dell'uccisione di tredici persone. Il governo ha permesso all'esercito di reclutare 40mila riserve; l'aereoporto Ben Gurion ritarda i voli di linea per lasciar decollare gli F16; il Paese è stato diviso in 31 zone a misura dei secondi di tempo che ha prima di essere raggiunta dai missili; la radio spiega che lontano da un rifugio occorre stare sotto le scale, o sdraiati per terra e dà altre istruzioni importanti per salvarsi; la gente di Sderot, Ashkelon, Ashdod, Beersheba non ha più di 15 secondi; i neonati sono rifugiati nei sotterranei dell'ospedale Soroka. Netanyahu lancia un messaggio a tutti i cittadini perché seguano le indicazioni del Comando Civile.
L'operazione «margine di difesa» è in atto da 24 ore. Gaza seppellisce Muhammad Shabaan, capo del commando di mare di Hamas. I suoi uomini hanno lanciato nel tardo pomeriggio un notevole attacco terrorista dal mare, con navi, mezzi da sbarco e palombari, contro il kibbutz Sichim, ma sono stati intercettati. Hamas spara instancabilmente i missili che hanno suscitato la reazione riluttante del governo di Benjamin Netanyahu.
Bibi ha resistito per giorni alla richiesta dei sindaci, alla sofferenza dei genitori e dei bambini valorosi e resistenti, come ha detto ieri Shimon Peres per cui il lavoro, la scuola sono ormai intervalli fra una sirena e l'altra. Così è fatta l'ennesima guerra di Israele imposta dal terrorismo islamico. Di guerre con Hamas ce ne sono già state altre due, una nel 2008, «Piombo fuso», e una nel 2012, «pilastro di difesa»; la prima fu seguita dal «rapporto Goldstone» commissionato dall'Onu, poi ripudiato dall'autore stesso, che accusava Israele di crimini di guerra. La guerra successiva durò 8 giorni, i lanci di missili molto massicci che comprendevano anche Fajr 5 e Grad, fu eliminato il comandante militare Ahmad Jabari. In queste ore la televisione di Hamas, insieme a video che mostrano l'inevitabile sconfitta di Israele, aerei colpiti, Tel Aviv distrutta, ripropongono immagini di Jabari. I video chiedono ai cittadini di Gaza di salire sui tetti come scudi umani.
Quali sono le intenzioni delle due parti? L'invasione di terra consentirebbe di evitare di coinvolgere i civili come capita col bombardamento aereo, ma susciterebbe la disapprovazione di tutto il mondo. Israele vuole distruggere i missili e cerca lo sfinimento di Hamas. Ma non è un mistero che Netanyahu non ne cerca la distruzione. Una forte campagna può fare indesiderate vittime civili e diventare un'occasione di criminalizzazione internazionale. Una totale sparizione di Hamas potrebbe anche avvantaggiare gruppi salafiti a Gaza. Dunque Israele per ora va piano, anche se Hamas nella serata ha lanciato un'escalation coi razzi sul Centro: la riserva di missili di lungo raggio mette ormai metà di Israele sotto tiro. E se il lancio intensivo di missili colpisse un ospedale o una scuola, allora per Israele entrare sarebbe inevitabile. Hamas ha interesse alla confusione: l'organizzazione è in stato catalettico dal punto di vista politico, economico, strategico. L'Egitto, che ha tentato di calmare le acque senza successo, l'ha messa fuori legge insieme alla Fratellanza Mussulmana; la crisi con Abu Mazen crea l'isolamento dell'organizzazione dal momento del rapimento dei tre ragazzi israeliani; il blocco dei fondi dal Qatar lascia senza stipendio i 40mila dipendenti militari e civili. Hamas cerca dunque con la guerra l'attenzione e l'aiuto della Turchia, dall'Iran, di chiunque, e un sollevamento palestinese patriottico contro Israele.
Israele è ben consapevole che il fiammifero Hamas può dare fuoco al pagliaio mediorentale che già arde in Siria, in Irak, sul confine della Giordania. E Bibi vorrebbe quanto prima chiudere la partita, non entrare, stare lontano dalle solite risoluzioni dell'Onu. Ma la necessità di fermare i missili diventa più drammatica di ore in ora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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