"Siamo soldati, soldati italiani, dobbiamo soffrire con dignità". Massimiliano Latorre promette ai parlamentari italiani - a New Delhi proprio per incontrare i marò - di mantenere la testa alta, anche se "ci auguriamo di tornare con onore".
"Molti indiano ci apprezzano come persone e molti pregano per noi", ha aggiunto poi Salvatore Girone parlando anche della sua famiglia: "Mio figlio più grande ha 12 anni, è preoccupato, mi chiede sempre notizie". Sulle prossime tappe della vicenda giudiziaria che si trascina ormai da due anni, i marò non sono però fiduciosi: "Stiamo con i piedi per terra", ha detto Latorre, "C'è un team che intorno a noi lavora sul caso e agirà di conseguenza".
L'incontro si è svolto nell'ambasciata italiana in India dove risiedono da un anno i due fucilieri e dove è arrivata ieri una delegazione del Parlamento composto da Pier Ferdinando Casini (presidente commissione Esteri al Senato), Nicola Latorre (presidente commissione Difesa al Senato), i senatori Maurizio Gasparri (Forza Italia), Marcello Gualdani (Nuovo centrodestra), Riccardo Nencini (Partito socialista), Luis Alberto Orellana (M5s) e Antonio Fabio Maria Scarone (Gal), Fabrizio Cicchitto (presidente commissione Esteri alla Camera), Elio Vito (presidente della commissione Difesa alla Camera), i deputati Andrea Causin (Scelta civica), Edmondo Cirielli (Fratelli d'Italia), Daniele Del Grosso (M5s), Donatella Duranti (Sel), Gianluca Pini (Lega Nord), Domenico Rossi (Popolari per l'Italia) e Gian Piero Scanu (Pd).
In Italia, intanto, Emma Bonino assicura che sulla vicenda il governo ha scelto la linea "non degli urli, senza slabrature, con una posizione solida anche dal punto di vista giuridico". "Questa era la strada da seguire", ha detto a Radio24, puntando il dito anche contro "personaggi che ora si agitano molto", come La Russa, "il cui decreto prevedeva la presenza di militari su navi civili senza stabilire per bene le linee di comando".
La stampa indiana, però, critica il governo indiano, che "si è cacciato in groviglio". L'attacco arriva dal The Hindustan Times, che sottolinea la difficoltà di New Delhi a trovare una soluzione allo stallo del processo entro il 3 febbraio, come stabilito dalla Corte suprema. Il giornale cita un funzionario del ministero degli Interni che sarebbe "esasperato" dopo "i molti incontri dedicati a discutere del caso degli italiani". "Quando discutiamo del problema di come perseguire i due militari italiani, perdiamo solo tempo", avrebbe detto, "Questa questione non doveva neppure esistere". Il "problema", secondo la fonte, è "che il ministero si è legato le mani fin dall'inizio affidando il caso alla National Investigation Agency (Nia), un'agenzia specializzata nell'anti-terrorismo creata dopo gli attacchi di Mumbai del 26 novembre 2009".
Dall'articolo emerge che gli Interni si sono resi conto dell'errore di chiamare in causa la Nia perchè, come prevede il suo statuto, può invocare soltanto leggi antiterrorismo, come il Sua Act che prevede la pena di morte in caso di omicidio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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