Quarta notte di scontri di piazza in Svezia: la rivolta si allarga

La scintilla che ha innescato tutto è l'uccisione di un anziano da parte della polizia in un quartiere disagiato: l'uomo aveva minacciato gli agenti con un machete

Quarta notte di scontri di piazza in Svezia: la rivolta si allarga

Quarta notte consecutiva di scontri a Stoccolma: sono le zone periferiche quelle colpite dalla violenza, che trae origine dalla protesta contro la crisi economica e la disoccupazione, ma anche la difficile integrazione degli immigrati. La scorsa notte in diversi quartieri centinaia di giovani hanno incendiato le auto posteggiate, lanciato sassi contro la polizia e spaccato le finestre. A Ragsved, nella zona sud, è stata data alle fiamme una stazione della polizia. Ad Hagsatra è stata attaccata una pattuglia di agenti ed è rimasto ferito in modo grave un poliziotto. A Skogas, sempre nella zona sud, è stato incendiato un ristorante e scontri si sono verificati anche a Husby, nel nord. Due auto sono state date alle fiamme nella città meridionale svedese di Malmo. Le autorità svedesi temono che le violenze possano allargarsi a tutto il Paese.

Ma da cosa deriva questo rigurgito di violenza? La Svezia è riuscita a limitare gli effetti devastanti della crisi finanziaria, ma la disoccupazione giovanile è cresciuta in modo considerevole e gli immigrati che chiedono la regolarizzazione sono sempre più arrabbiati. Ad accendere la miccia è stata l’uccisione da parte della polizia, la scorsa settimana, di un anziano che stava minacciando alcuni agenti con un machete. L’episodio è avvenuto nel povero quartiere di Husby, una zona ad alto tasso di immigrazione, abitata in prevalenza da turchi e somali, ma sostanzialmente tranquilla.

Le proteste sono una reazione alla "brutalità della polizia", ha tuonato un leader di un’associazione di giovani, quasi a voler giustificare gli incidenti, e ha parlato anche di "razzismo" da parte delle forze dell’ordine, che avrebbero apostrofato con il termine "scimmie" alcuni giovani immigrati. "La gente ha iniziato a reagire - ha detto Rami al Khamisi ad un quotidiano locale - alla crescente marginalizzazione e segregazione, sia di classe, sia di razza degli ultimi 20 anni". Chiunque si senta "maltrattato dalla polizia dovrebbe denunciarlo", ha replicato il ministro della Giustizia, Beatrice Ask, mentre le forze dell’ordine sono convinte che il diffondersi degli incidenti sia legato ad un fattore di opportunismo. "Sembra che la gente stia approfittando del fatto che l’attenzione della sicurezza è concentrata sul quartiere di Husby per mettere a ferro a fuoco altre zone della capitale", ha detto il portavoce della polizia Kjell Lindgren, che ha riferito come i rivoltosi siano un "mix di qualsiasi tipo di gente", giovanissimi, ma anche trentenni, stranieri come svedesi. Non c’è, dunque, un gruppo etnico o sociale (né tantomeno anagrafico) definito.

Il primo ministro svedese, Fredrik

Reinfeldt, ha richiamato tutti alle proprie responsabilità, con l’intento di restaurare la calma: "È importante ricordare che bruciare l’auto del vicino non è un esempio di libertà d’opinione, è vandalismo".

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