Siria, ancora scontri: ma cosa succede davvero?

Due punti di vista differenti, quello di Segre e Foa, su ciò che succede a Damasco. Un conflitto mediorientale che coinvolge tutto il mondo

Siria, ancora scontri: ma cosa succede davvero?

Da più di un anno, gli oppositori al regime di Bashar al Assad denunciano le violenze del regime in Siria. In questi mesi hanno diffuso foto e video a testimonianza di quello che succede. Si tratta di immagini spesso frammentarie e che non sempre sono contestualizzate. Da undici giorni la battaglia è arrivata ad un punto cruciale, con la presa del 60% da parte dei ribelli della città di Aleppo, capitale economica del Paese. In 200mila sono fuggiti verso la Turchia e hanno descritto una città devastata dai bombardamenti.

Fin dall'inizio, però, Assad respinge ogni accusa e anzi punta il dito contro Turchia, Qatar e Arabia Saudita di sostenere con armi e denaro i "terroristi" che stanno lanciando attacchi contro Damasco e Aleppo. Il regime ha inviato due lettere formali al segretario generale dell’Onu Ban ki-moon per denunciare esplicitamente il "comportamento criminale" dei tre Paesi. Da tempo le Nazioni unite, impossibilitate ad agire direttamente a causa del veto della Russia (alleato storico di Assad), hanno inviato Kofi Annan per tentare la strada della transizione pacifica, ma per il momento le trattative si sono concluse con un nulla di fatto.

Con l’alleato russo cadrà mai Assad? (di Dan Segre)

Sono ormai passati più di 16 mesi di previsioni, analisi di inevitabile crollo del regime siriano; si è parlato di decine di generali del suo esercito disertati in Turchia; gli sono state imposte sanzioni da parte dell’Occidente, lanciate grosse minacce da parte dell’ex alleato turco. In una riunione segreta al massimo livello dei suoi responsabili militari e della sicurezza, tre degli uomini chiave del regime di Assad, incluso il suo Ministro della Difesa, sono morti in un attentato; ma il sangue continua a scorrere mente la rivolta araba si è trasformata in guerra civile lacerando lo stato più nazionale, solido, ideologicamente laico del Medio Oriente. Il presidente Assad, simbolo del regime tuttavia resta alla guida di questa mattanza che non sembra volta a finire. Perché? (Continua a leggere sul blog Lo sguardo di Dan)

Non chiamatela Rivoluzione (di Marcello Foa)

A guidarmi è l’istinto dell’inviato, che tante ne ha viste e con il passare degli anni è diventato sospettoso, ma le stragi in Siria mi convincono sempre meno. A leggere i titoli sui giornali e sui siti internet, si ha l’impressione che un’eroica minoranza stia resistendo da mesi alla repressione dell’esercito di Assad. E’ una rivoluzione del popolo, del cuore, dei giusti contro gli ingiusti.

E noi non possiamo che stare con questo manipolo di straordinari, commoventi rivoltosi. Se fosse davvero così, io non avrei dubbi, però l’esperienza e la logica suggeriscono una lettura diversa o perlomeno maggior cautela. (Continua a leggere sul blog Il cuore del Mondo)

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