È stato un giorno di digiuno e di preghiera per la pace in Siria quello di ieri, in Vaticano e nel resto del mondo. Piazza San Pietro ha iniziato a riempirsi a metà pomeriggio. Sono arrivati almeno in centomila, italiani ma anche stranieri, molti musulmani (che recitavano il Corano), alcuni siriani. La veglia è iniziata alle sette ed è andata avanti fino a notte. «In ogni violenza e in ogni guerra facciamo rinascere Caino, noi tutti», ha detto il Papa ieri sera alla folla.
In Italia hanno aderito alla sua iniziativa parrocchie, diocesi, associazioni e movimenti come Azione cattolica, Comunione e liberazione, la Comunità di Sant'Egidio: un italiano su quattro, secondo un sondaggio Swg per Rai Tre. L'adesione però è andata ben oltre i confini italiani, coinvolgendo milioni di persone nel mondo: interi ordini, come i salesiani, i francescani e i gesuiti di Papa Bergoglio hanno chiesto ai fedeli di digiunare e pregare e il Pontefice stesso ha invitato tutti i cristiani e uomini e donne di altre fedi. Il Patriarca ortodosso Bartolomeo I ha detto che la Chiesa di Costantinopoli «plaude all'iniziativa di Papa Francesco di appellarsi ai cristiani della Terra affinché si uniscano in preghiera e digiuno».
In America, il cardinale Dolan, presidente della conferenza episcopale Usa, ha scritto ai membri del Congresso per convincerli a non votare per un intervento armato in Siria. E proprio in queste ore, il presidente americano Barack Obama torna a fare pressioni su quello stesso Congresso - che si riunisce domani - affinché approvi invece un'operazione militare «limitata», senza truppe, «che non sarà né l'Irak né l'Afghanistan», ha detto ieri nel suo intervento radio settimanale. «Non possiamo rimanere ciechi davanti alle immagini della Siria che abbiamo visto», ha spiegato, di ritorno da San Pietroburgo, dove ha partecipato al G20.
All'inizio dei lavori del summit russo, l'ospite Vladimir Putin ha ricevuto una lettera dal Papa, da condividere con tutti i leader presenti, contro un intervento armato in Siria. Al G20 la crisi di Damasco è stato tema centrale del vertice, al termine del quale undici Paesi - tra cui Italia, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Spagna - hanno firmato un documento che appoggia una «forte risposta internazionale» contro il regime di Assad, ma che non parla di operazione militare. La Germania, che al termine del vertice di San Pietroburgo non aveva siglato il documento, lo ha fatto ieri, dopo un incontro in Lituania tra i ministri dell'Unione europea e il segretario di Stato americano John Kerry.
I 28 Paesi europei hanno fatto sapere in un comunicato d'essere d'accordo sul fatto che gli attacchi chimici del 21 agosto sembrano essere opera del regime di Damasco. «Il segnale dell'Unione europea davanti all'abominevole conflitto è inestimabile», ha detto un portavoce del cancelliere tedesco Angela Merkel.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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