Usa, anche la Camera dice sì: evitato il fiscal cliff

Via libera definitivo alle misure che evitano il tracollo finanziario. Vota contro l'accordo la maggioranza dei repubblicani. Obama: "Questo è solo il primo passo"

Usa, anche la Camera dice sì: evitato il fiscal cliff

Dopo il Senato anche la Camera dei rappresentanti ha approvato l’accordo che eviterà agli Stati Uniti di precipitare nel fiscal cliff (baratro fiscale), che avrebbe comportato un aumento delle tasse per il 98% dei cittadini, e tagli alla spesa senza guardare troppo per il sottile. Misure che sarebbero scattate in automatico, dal 1° gennaio, per un ammontare complessivo di circa 1200 miliardi di dollari e un inevitabile effetto recessivo per il Paese. Le tasse aumentano, ma solo per i più ricchi. E non come Obama avrebbe voluto. Alla fine, infatti, ha vinto il compromesso, che, per definizione, scontenta un po' tutti.

Con 257 voti favorevoli (ne servivano 217) e 167 contrari, i deputati americani hanno detto sì al provvedimento senza alcun emendamento. Il sì era tutt'altro che scontato, visto che i repubblicani hanno la maggioranza alla Camera. Repubblicani spaccati: 151 hanno votato contro l'accordo, difendendo a spada tratta un emendamento che prevedeva tagli alla spesa per 330 miliardi di dollari. Sono 85, invece, i deputati del Gop che hanno votato a favore.

Cosa prevede l'accordo

Tasse più alte per gli americani che guadagnano oltre 400 mila dollari l’anno o le famiglie che ne guadagnano oltre 450 mila: torneranno a pagare il 39,6% come negli anni Novanta e non più il 35%. Rinviati di due mesi i tagli alla spesa, che saranno finanziati con nuove entrate e tagli mirati, come quello al settore militare. Proroga di un anno (fino alla fine del 2013) dei benefici legati all’indennità di disoccupazione: misura che riguarda almeno due milioni di persone. Estensione per cinque anni dei crediti di imposta anche per l’infanzia e i mutui degli studenti per il college. Prorogati gli incentivi come il credito di imposta su ricerca e energie rinnovabili. Aliquota al 23,8% delle tasse sui dividendi e i capital gains per le famiglie. Sale dal 35% al 40% la tassa di successione su proprietà che superino il valore di 10 milioni di dollari.

Repubblicani spaccati

Anche se non sono mancate critiche - a volte molto dure - da parte dell'ala più liberal dei democratici nei confronti del presidente, l'accordo sul fiscal cliff ha prodotto più danni nella destra: tra i repubblicani ha vinto l’ala pragmatica, quella pronta al compromesso. Sconfitta, invece, quella più dura e intransigente, vicina ai Tea Party. A favore del testo si sono espressi quasi tutti i democratici, ben 172 sì e appena 16 no. Pochi i contrari, se si pensa che il sottogruppo dei "liberal" conta ben 70 parlamentari. E tanti di loro erano scontenti dal compromesso: avrebbero preferito tenere duro sull’innalzamento delle tasse a chi ha più di 250mila dollari, mentre nel testo finale questa soglia sale a 400mila dollari. Ma il duro lavoro di mediazione fatto dal vicepresidente Joe Biden ha fatto rientrare le proteste.

Clima tesissimo in seno al partito repubblicano, che paga l'assenza di una vera e propria leadership. Al momento del voto, dopo settimane di trattative senza sosta, il Grand Old Party s’è spaccato: contro l’accordo raggiunto dallo Speaker John Boehner, il capo della destra nei negoziati con Obama, si sono espressi 151 parlamentari. A favore, seguendo quindi la linea del partito, appena 85. Un responso che mette in crisi in primo luogo la leadership di Boehner, che tra poche settimane rischia di non essere più rieletto Speaker. Su internet i blogger conservatori lo prendono in giro definendolo il leader di "Kadima", il partito centrista nato da una scissione della destra israeliana. Forti dissapori anche tra i big del partito: l’ex candidato vicepresidente alla Casa Bianca, Paul Ryan, ha votato a favore dell’accordo, mentre Marco Rubio, il giovane senatore della Florida di origini cubane, ha votato contro. A guidare gli intransigenti contro l'accordo Eric Cantor, capo della maggioranza, e il suo braccio destro Kevin McCarthy.

Divise anche le grandi organizzazioni conservatrici che hanno finanziato la campagna di Mitt Romney: Heritage Foundation, Freedom Works e American for Prosperity, il gruppo finanziato dai miliardari fratelli Koch, hanno tuonato il loro disappunto per il risultato dell’accordo. Infine Donald Trump, che su Twitter si è sfogato in questo modo: "Sono un repubblicano, ma credo che i repubblicani siano i peggiori negoziatori della storia...".

Obama: fatto solo il primo passo

L’intesa per scongiurare il fiscal cliff "è importante ma è solo il primo passo: occorre un approccio bilanciato per ridurre il deficit. Democratici e repubblicani possono lavorare insieme".

Così il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha commentato l’accordo al Congresso che ha evitato aumenti indiscriminati delle tasse e tagli traversali alla spesa. "Firmerò una legge che aumenta le tasse sui più ricchi, il 2% degli americani, ed evita aumenti per la classe media. Ciò avrebbe rimandato l’economia in recessione con un ovvio severo impatto sulle famiglie americane".

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