Europa anti-immigrati, il mosaico è completo

Gli euroscettici fanno leva sulle paure dell'immigrazione galoppante, delle minoranze scomode come i Rom e della moltiplicazione dei minareti. L'ingresso nel parlamento svedese dei "Democratici" di Jimmie Akesson, che a 31 anni viene bollato esageratamente come il nuovo Hitler, è solo l'ultimo dei successi della destra dura e pura nel vecchio continente. In realtà si tratta di movimenti con diversi gradi di estremismo e populismo, che stanno crescendo soprattutto nell'Est e nel freddo Nord.
In Danimarca il partito del popolo danese, fondato grazie ad una scissione dei conservatori dalla battagliera Pia Kjaersgaard, ha raggiunto il 15,3% dei consensi. L'ex "impero" comunista dell'Est sembra la culla dei partiti più nazionalisti e xenofobi, che vedono i Rom e altre etnie minoritarie come fumo negli occhi. A Budapest governano i conservatori di Fidesz, ma gli Jobbik, il «Movimento per un'Ungheria migliore» è il terzo partito e ha eletto per la prima volta 26 parlamentari. Secondo i seguaci di Gabor Vona i nemici del suo Paese da combattere sono «le multinazionali, gli ebrei, i rom e i comunisti».
In Slovacchia, però, i duri anti gay del Partito nazionalista avevano governato fino a pochi mesi fa con il centro sinistra. In Bulgaria il partito Attak, di Volen Siderov, attorno al 10% dei consensi, vuole cancellare i campi rom e propone il taglio degli aiuti alle famiglie dei nomadi che non mandano i figli a scuola. Corneliu Vadim Tudor sogna la Grande Romania, ma supera di poco il 7% dei voti. Pure nella Repubblica Ceca il partito di destra, Sovranità, di Jana Bobosikova non ha ancora sfondato.
Nella vecchia Europa i movimenti populisti sono in gran parte quelli storici, come il Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen, che sta lasciando lo scettro alla figlia Marine. Alcuni movimenti hanno subito scissioni ed evoluzioni o si prospettano fusioni. In Germania si avvicina l'abbraccio tra il partito neonazista della Npd e la formazione xenofoba della Dvu. In Austria Jörg Haider, prima della sua morte, aveva triplicato i consensi del suo nuovo movimento più moderato. Adesso l'Fpö di Heinz-Christian Strache, rimasto su una linea dura e pura, sta fagocitando i resti del consenso di Haider. In tutto si parla del 18% degli elettori.
In Olanda il testimone di Pim Fortuyn è stato raccolto da Geert Wilders, che vive blindato a causa della "guerra" dichiarata all'Islam. Il partito della Libertà, che guida, è il terzo movimento olandese, in grado di influenzare qualsiasi maggioranza parlamentare.
Il Belgio rischia di spezzarsi. La Nuova alleanza fiamminga guidata da Bart De Wever, ha vinto le elezioni del 13 giugno, aggiudicandosi 27 seggi nel parlamento belga. I "leghisti" fiamminghi sono favorevoli alla separazione dall'area francofona.
Un altro movimento storico è il Partito nazionale britannico di Nick Griffin, sempre tenuto ai margini della politica. Il movimento più euroscettico del continente è il Partito per l'Indipendenza di Jeffrey Titford, con il 15,5% dei consensi, che vuole far uscire la Gran Bretagna dalla Ue.
Nel cuore dell'Europa, anche se non fa parte dell'Unione, la Svizzera ha visto crescere e consumarsi la popolarità di Christoph Blocher del Partito dell'Unione democratica di Centro (Udc).

Lo scorso anno si è svolto un discusso referendum sui minareti, dopo che il Partito popolare svizzero aveva raccolto 100mila firme. Fra i principali sostenitori del referendum c'era l'Udc. La destra nazional conservatrice ha vinto con il 57,5% dei sì alla proposta di modifica costituzionale che vieta nuovi minareti.
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