
«Riempite ciascuno la coppa dell'altro, ma non bevete solo dalla stessa coppa» scriveva Khalil Gibran, sottolineando come una relazione autentica si fondi sull'equilibrio tra condivisione e indipendenza. Amore e politica, da sempre, hanno in comune molte regole. L'Unione Europea, per essere un partner affidabile degli Stati Uniti, deve prima di tutto sapersi difendere. Un concetto ribadito anche dal probabile futuro Cancelliere tedesco, Friedrich Merz.
A tre anni dall'invasione russa dell'Ucraina, il quadro geopolitico è mutato radicalmente: gli Stati Uniti, con Trump due, hanno escluso l'Ue dai negoziati di pace sull'Ucraina e ridotto il proprio impegno nella sicurezza europea, per concentrarsi sull'Indo-Pacifico. Nel frattempo, la Russia continua ad accrescere la sua influenza nei Balcani e nel Mediterraneo, mentre la Cina si rafforza in Africa. L'Ue è circondata. Questo ha spinto i leader europei a incrementare la spesa per la difesa oltre il 2% del Pil. Parallelamente, la Commissione Europea ha proposto un bilancio UE di 199,7 miliardi di euro per il 2025, integrato da 72 miliardi del «NextGenerationEU». Mario Draghi stima che l'Ue debba destinare tra 750 e 800 miliardi di euro annui alla difesa per colmare il divario con le altre potenze. In questa direzione, Bruxelles ha escluso la spesa militare dai vincoli del Patto di Stabilità, potenziato il Fondo Europeo per la Difesa e rivisto il Pnrr per includere investimenti in tecnologie dual use, come IA e semiconduttori. Pensare che l'aumento della spesa garantisca automaticamente una maggiore capacità difensiva sarebbe, però, un errore fatale. Può essere utile, al riguardo, un esempio tratto dalla fisica: l'effetto fotoelettrico, spiegato da Albert Einstein nel 1905. Einstein spiegò che la luce non si diffonde in modo continuo, come un'onda, ma è fatta di «pallini» di energia indivisibili. Quando questi pallini colpiscono una superficie metallica, possono far «saltare fuori» delle particelle piccolissime, chiamate elettroni. Ma c'è una condizione: ogni pallino deve avere abbastanza energia per riuscire a far staccare un elettrone dal metallo. Non importa quanti pallini arrivino, se ognuno di loro è troppo debole, il metallo non libera alcun elettrone. Questa spiegazione mise in crisi la fisica classica e diede inizio alla rivoluzione quantistica, cambiando per sempre il nostro modo di concepire la natura, la tecnologia e, oggi, anche la politica. Inondare il sistema di investimenti senza assicurare che ogni spesa abbia un'adeguata energia strategica data da coordinamento, interazione e visione d'insieme non rafforza la sicurezza. La struttura istituzionale europea non è attualmente in grado di tradurre le risorse in capacità operative, a causa di due debolezze strutturali: la frammentazione industriale e il processo decisionale. Mentre, ad esempio, gli Usa impiegano un solo modello di carro armato, in Europa ne coesistono almeno dodici. Inoltre, l'unanimità richiesta tra i 27 stati membri consente a un singolo paese di bloccare qualsiasi operazione militare.
Per superare questa impasse, è necessario un modello di difesa a due velocità. Francia, Germania, Italia e Spagna, i paesi con maggiore capacità industriale e militare, dovrebbero accelerare l'integrazione senza attendere il consenso di tutti.
Ciò è possibile senza modificare i trattati, sfruttando strumenti esistenti e accordi di cooperazione bilaterali. Un nucleo strategico forte, a cui gli altri paesi potrebbero aderire progressivamente, rafforzerebbe l'Europa e il suo principale alleato.*Professore ordinario di Diritto comparato, UNINT - Roma
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