Il Lussemburgo modifica il suo Pnrr, la Germania ci pensa: cosa si muove in Ue

Lussemburgo e Germania si muovono per modificare il Pnrr. La Commissione approva la revisione del Granducato e valuta quella di Berlino. Smentito chi criticava la Meloni per proposte simili

Il Lussemburgo modifica il suo Pnrr, la Germania ci pensa: cosa si muove in Ue

A smentire coi fatti chi, di fronte alle richieste del governo Meloni su un aggiornamento del Pnrr, opponeva l'idea dell'impossibilità di modificare i piani di un Paese per Next Generation Eu, ci ha pensato la Commissione Europea stessa. La quale ha applicato ciò che in fin dei conti è scritto nelle stesse regole europee: i Pnrr non sono pensati come documenti "sovietici" e moderni piani quinquennali, ma come progetti che vivono nel tempo e in esso si adattano. La lezione del Lussemburgo e le richieste della Germania lo confermano.

La prima volta targata Lussemburgo

Nella giornata odierna è arrivato il via libera della Commissione Ue alla revisione del Pnrr del Lussemburgo. E per quanto si tratti di un Paese dal peso specifico limitato in Europa, anche se centrale nel sistema di potere comunitario, parliamo di un precedente che conferma come i Piani nazionali di ripresa e resilienza non siano scolpiti nella pietra. E che si possano modificare di fronte a problematiche o mutamenti oggettivi delle condizioni economiche dei Paesi membri. Cosa che per il Lussemburgo è avvenuta, in una maniera del resto che fa ben sperare il Granducato: il governo di Xavier Bettel ha chiesto e ottenuto dalla Commissione di ridurre da 93,4 a 82,7 milioni di euro il valore del suo Pnrr ritenendo completata la fase di rilancio dell'economia nazionale.

Il Lussemburgo, ha scritto la Commissione in un comunicato, "ha proposto di eliminare da questo piano riveduto il programma di formazione sulle competenze digitali destinato ai lavoratori che seguono programmi di riduzione dell'orario lavorativo, spiegando che non soddisfaceva le aspettative iniziali della domanda". Richiesta accolta: di fronte a oltre 2 miliardi di aiuti economici per la crescita, oramai il Pnrr era diventato chiaramente minoritario nelle politiche economiche del Granducato.

Anche la Germania rivede il Pnrr

Non è una svolta sostanziale sul piano materiale, ma è un precedente. E ancor più significativo potrebbe essere quanto, venerdì scorso, ha chiesto la Germania. Anche Berlino ha chiesto di modificare alcuni punti del suo Pnrr da 28 miliardi e di posticipare la data per il completamento di uno dei sette progetti sulla digitalizzazione delle ferrovie e un emendamento al programma speciale sui vaccini anti-Covid.

Il Paese lotta con le conseguenze della crisi energetica e complici le mutate priorità dell'economia serve spostare più risorse laddove non sono necessarie: "Un partecipante su tre", scrive la Commissione, "nell'ambito del programma ha avuto successo sia nella ricerca che nella diffusione del vaccino, mentre gli altri due partecipanti non hanno presentato una richiesta di approvazione all'Agenzia europea per i medicinali, il che comporta un deflusso totale inferiore di fondi nell'ambito del programma". Ora che i vaccini sono stati ottenuti e la pandemia, nella sua fase più feroce, appare alle spalle, Berlino fa una richiesta che è difficile non ritenere sensata.

Il Pnrr si può modificare: la Commissione spiega come

Era stata la stessa Commissione, a maggio, a parlare di possibilità di modifica e, del resto, a promuovere la prima, sostanziale forma di ampliamento di Next Generation Eu col piano energetico RePower Eu. Il documento Ue sulle possibili modifiche ricorda esplicitamente che un Paese può proporre emendamenti al suo Pnrr alla Commissione e, in caso di sua approvazione, al Consiglio sotto tre presupposti fondamentali. In primo luogo, gli Stati membri hanno l'obbligo di non fermare l'attuazione delle parti non sottoposte a richieste di verifica; in secondo luogo, le modifiche devone essere ben giustificate e limitate alla gamma di situazioni delineate da possibili shock o mutamenti strutturali del contesto economico; in terzo luogo, le modifiche non devono impattare i prioritari obiettivi di sostenibilità e digitalizzazione.

Le richieste concrete di Paesi come Lussemburgo e Germania mettono l'Europa di fronte alle necessità del realismo. La parabola del Commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, a tal proposito, parla chiaro sull'approccio nei confronti di un argomento su cui sono piovuti ammonimenti quando a parlarne era, prima e dopo l'ascesa al governo, il centrodestra italiano e sono invece arrivate risposte pragmatiche di fronte alle richieste di altri Paesi.

A settembre Gentiloni ricordava che è "impossibile rifare un Pnrr ogni volta che cambia un governo"; a ottobre che le scadenze non potevano essere cambiate (nonostante ora la Germania chieda proprio questo su una precisa politica); ieri, a Mezz'ora in Più, ha addirittura aperto a modificare Next Generation Eu e i Pnrr di tutta Europa in senso espansivo. Un riposizionamento che una volta di più segnala, come soprattutto a sinistra, l'Europa metta l'ideologia davanti al realismo. Salvo poi doversi scontrare col muro della realtà.

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