Scusate il riferimento autobiografico, ma quando ho visto che i palinsesti di Radiodue prevedevano per il nuovo ciclo di Alle otto della sera, il programma di Myrta Merlino Crack. Storie di uomini, capitali e poteri, un brivido di piacere mi è passato lungo la schiena. Perché lidea era ottima e i temi trattati sono fra quelli che mi interessano di più: dallo scandalo della Banca Romana con Giolitti protagonista a Giuffrè, il «banchiere di Dio», dal caso Sindona al crack del banco Ambrosiano di Roberto Calvi terminato drammaticamente sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, dal crollo del sistema economico argentino al caso Cirio, capolavoro in negativo di come si possano imbrogliare i risparmiatori. Fino alla Enron e alla Parmalat con tutti i loro risvolti. Bello, persino, nella citazione del Grande crollo di John Galbraith che fa da manifesto programmatico alla serie: «Il capitalismo è un sistema nel quale ogni tanto, dimprovviso, succede qualcosa che separa il denaro dagli imbecilli...». Forte, ma adeguata ai racconti proposti.
Insomma, unidea ottima. Lidea, appunto.
Il problema è che il programma - in onda ancora da domani a venerdì, tutti i giorni, dalle 20 alle 20,30 su Radiodue, con la regia di Carlotta Zanini e Giancarlo Simoncelli e la supervisione e la cura di Angela Zamparelli - non mantiene tutte le premesse. E la colpa è proprio di Myrta Merlino, lautrice. Che, certo, ha lavorato molto e anche bene sulle storie che racconta. Ma che, altrettanto certamente, non riesce a bucare la radio.
Capita e, come sa chi segue il nostro viaggio settimanale attraverso la radio, questanno capita spesso Alle otto della sera. È un po come se un bel racconto - perfetto sulla carta in senso figurato e sulla carta in senso reale, se la Merlino vorrà trasformare i suoi interventi in un libro - perdesse un po della sua magia perché il narratore o qualche altro particolare non funzionano. Ecco, come in altri casi, lautrice di Crack. Storie di uomini, capitali e poteri ha teoricamente tutte le armi per mettere in scena un bellissimo racconto, ma lo vanifica per mancanza di «specifico radiofonico».
Certo, «specifico radiofonico» è unespressione capace di fare venire lorticaria persino a me che la scrivo. Figuriamoci a chi la legge. Ma non riesco a trovare niente di più adatto per descrivere quella magia, quel feeling, quellalchimia che si crea fra narratori e ascoltatori di alcuni cicli di Alle otto della sera.
Insomma, Crack merita assolutamente di essere sentito anche questa settimana. È scritto bene. Ma Merlino non fa la magia.
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