"La pittura di Arcimboldo è mobile: il suo progetto stesso impone al lettore l'obbligo di allontanarsi e di avvicinarsi, confermandogli al tempo stesso che non perderà alcun senso in questo movimento...". Parole di Roland Barthes.
Sì. Perché le trasformazioni, le allegorie , le metafore e le costruzioni con frutta, verdura, perle, crostacei e conchiglie di questo stravagante ma geniale artista milanese che amava fare bizzarrie e capricci circondato da una cerchia di artisti Rinascimentali di grande calibro, ancora oggi stupiscono per quella "vertigine metamorfica", dal sapore filosofico, come ama definire Massimo Cacciari dove l'amonia è alla base della costruzione del suo lavoro, dei suoi progetti.
Questa mattina nella Sala delle Otto Colonne di Palazzo Reale è stata presentata una grande retrospettiva di Giuseppe Arcimboldo che aprirà i battenti questa sera su inviti e da domani fino al 22 maggio sarà aperta al pubblico, accompagnata da un ricco catalogo edito da Skira, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.
Sono intervenuti a presentare la mostra, oltre al curatore della mostra Sylvia Ferino, Massimo Vitta Zelman, presidente di Skira editore, l'assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimo Finazzzer Flory, Domenico Piraina, direttore del Servizio Mostre di Palazzo Reale, Ariberto Fassati, presidente di Cariparma Crédit Agricole, ricevuti dal sindaco Letizia Moratti che ha aperto i lavori.
Se proprio volessimo accostarlo alla modernità, la poetica dell'Arcimboldo può avere delle affinità con il Surrealismo di Andrè Breton ponendo l'accento sull'antropomorfismo e la particolare cura dei ritratti, in grado di liberare capacità semantiche inattese. Perché porsi questa domanda? In quanto questa mostra intende mettere in realazione diverse culture a partire da due personalità di grande spicco come Leonardo e Caravaggio tracciando anche i legami che portano fino alla modernità.
Esplorare i legami artistici con Milano e illustrare la sua carriera di inventore, pittore, animatore e regista di feste di corte, si comprende come siano stati tanti gli influssi culturali che l'Arcimboldo ha dovuto tenere conto per sconfinare dalle classificazioni di "maniera", ponendo l'accento su raffinate quanto inquietanti "pitture ridicole" d'eccesso o di meraviglia, basandosi sul principio per cui la natura non si arresta.
Sono due i ritratti, ad esempio, di carattere prettamente allegorico, come l'"acqua" o il "Bibliotecario" che costituiscono il disegno complessivo dei singoli elementi. Nel primo ad esempio, possiamo distinguere il gambero che sta per lo scudo, la tartaruga e la conchiglia che fa la spalliera, un polpo, una collana di perle, una razza che sta come guancia, una conchiglia per l'orecchio con tanto di perla, una cicala di mare per sopracciglio e di contorno un tricheco, un cavalluccio marino, i raggi di uan stella marina. La lettura del secondo, invece, il "Bibliotecario", ci mostra l'immagine di un uomo il cui orecchio è realizzato con una rilegatura, un modo per incuriosire riscoprire l'energia e la vitalità di una sfida anche nei confronti della natura.
Lo stesso vale per i ritratti nei quali l'artista si è avvalso di radici, ogni tipo di verdura, frutta, tronchi.
L'esposizione, sostenuta anche da Cariparma, il Corriere della Sera, in collaborazione con il Kunst Hinstoriches Museum, il Polo Museale di Firenze, il Gabinetto degli Uffizzi, allestita in maniera teatrale da Anselmi, Damiano, Formenti, Pasquale e Stucchi (le didascalie sono poco leggibili, questa è l'unica osservazione utile di una mostra davvero fuori dal comune), arriva da Parigi e mette in risalto nella sede milanese la personalità di Giuseppe Arcimboldo coronata di successo ripercorendo anche la tradizione artistica milanese e lombarda, fondamentale per la creazione delle famose teste composte da bizzarrie. Anche alla National Gallery di Washington i curatori hanno condiviso lo studio delle "Teste" di questo artista che di ritorno da Milano da Praga nel 1587 si premurava di consolidare la propria fama dettando agli amici umanisti, artisti e storici (Lomazzo, Moriggia, Comanini) le proprie imprese alla Corte d'Asburgo. Non mancano in mostra disegni grotteschi di Leonardo, Della Porta, Luini, De Predis, Cesare da Sesto, Figino, Melzi, che hanno studiato la fisionomica come leonardo caricata sia dalla figura che dalla natura. Milano fu nel 1500 il più importante centro di produzione di oggetti di lusso realizzati in oro e argento combinati con cristalli di rocca, pietre preziose e dure, conchiglie rare, destinate alle grandi corti europee. Nelle nove sezioni delle mostra possiamo ammirare anche questi oggetti e anche artii suntuarie come come cammei, vasi, scudi, armature, tessuti raffinati, codici miniati, sculture, quasi tutte opere di artigiani milanesi provenienti dal Kunsthistoriches Museum di Vienna.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.