«Per favore mi chiami fuori, sono antiabortista convinto. Da sempre». Il direttore del reparto di Ostetricia e ginecologia dellospedale San Paolo, professor Giorgio Bolis, chiarisce: «A eseguire laborto selettivo non è stata la mia équipe ma quella dei medici non obiettori (ne esiste una in ogni ospedale). Sono loro che si occupano della legge 194».
Ma lei è il «capo» del reparto...
«Certo che sì ma sono cattolico e obiettore di coscienza. Sulle questioni etiche i medici sono divisi, se io praticassi un aborto - mai fatto uno in vita mia - decadrebbe questo principio. Sono un chirurgo e mi occupo di tumori ginecologici. Ciò non toglie che ci sia una legge dello Stato che va rispettata, la 194, e ci sono i miei collaboratori che sono tutti affidabili».
Come si spiega laccaduto?
«Lindagine interna avviata in giugno dalla nostra amministrazione ha dimostrato che non ci sono stati errori procedurali in nessuna fase, lincidente è stata una fatalità».
Nella pancia della mamma i feti si muovono, lo sanno tutti, come vi siete comportati davanti a un caso come questo in passato?
«Laborto selettivo è una cosa complessa. Un caso come questo è davvero molto raro. Se una donna non vuol correre alcun rischio non lo fa. E qui cè stata unesplicita richiesta da parte dellinteressata. Vuole la mia opinione?».
Sì.
«Oggi cè una ricerca spasmodica del figlio perfetto, secondo il mio modo di vedere dovrebbe prevalere la cultura dellaccettazione di chi non lo è. Le famiglie che chiedono la diagnosi prenatale appartengono a questa cultura, altrimenti non eseguirebbero nessun esame. Infatti ci sono molte donne, a rischio per età e precedenti familiari, che per motivi etici non si sottopongono a nessun tipo di diagnosi prenatale».
Identica la posizione dellAmci, lassociazione milanese che riunisce i medici cattolici.
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