Favori e spinte, dritte e colloqui. Ma Gianfry fa telefonare gli altri

Dai contatti per aiutare il cognato in Rai alle chiamate al costruttore Piscicelli: alla cornetta sempre segretarie e collaboratori

Roma Chiamare direttamente non si addice all’uomo delle istituzioni, non si può, è contro l’etichetta. Fare chiamare il segretario o il braccio destro invece, quello sì che è galateo istituzionale. È vero che Fini non avrebbe mai telefonato, lui in persona, a una Questura. Quando si è trattato di ottenere qualcosa, ha sempre lasciato l’incombenza ad altri. Di telefonate e colloqui, per conto e nome di Fini (almeno così riferiti) ce ne sono molti. Per conto di chi chiamava Francesco Proietti Cosimi, già segretario personale di Fini, quando si interessava in modo molto zelante della concessione dei Monopoli pubblici ad Atlantis, società cara ad An? In una telefonata - intercettata - Cosimi (oggi deputato finiano e responsabile Finanze del gruppo Fli alla Camera) dice testualmente: «Lo cerco per telefonino e gli dico che cazzo è sta storia», riferendosi al direttore dei Monopoli di Stato Giorgio Tino. Però, come da galateo, non è Fini che parla, ma solo il suo segretario.
Il presidente si attiva solo in casi eccezionali, quelli di famiglia. Ma sempre per interposta cornetta, perché solo i cafoni chiamano direttamente, gli uomini responsabili non chiamano, fanno chiamare. E così, quando il cognatino Tulliani era un po’ in bolletta per la benzina della sua Ferrari, il presidente si fa vivo con la Rai, quella che ora i finiani dicono di voler privatizzare. L’avevano privatizzata già, a modo loro, trovando spazio per la moglie di Bocchino, per la madre della Tulliani e per il fratello, per Barbareschi. Ma tornando a quel giorno, come raccontato da Libero, squilla il cellulare di Guido Paglia, direttore relazioni esterne Rai, in corsa per la carica di vicedirettore generale. Chi chiama è la segreteria di Fini, che spiega l’urgenza: «Il presidente le chiede se può ricevere il dr. Giancarlo Tulliani che deve parlarle». Si organizza l’incontro con Tulliani, che ha bisogno di lavorare, di guadagnare. Le cose però non vanno nel modo sperato dal giovane rampante (come il cavallino della sua auto da 200mila euro), e allora il telefonino di Paglia risquilla, ma dall’altro lato non c’è mai Fini, che è uomo delle istituzioni, ma la segretaria dell’uomo delle istituzioni, che è tutta un’altra cosa. «Il presidente Fini ha bisogno di vederla subito». Paglia va a Montecitorio dove l’aspettano Fini e Tulliani, e il resto (squallido) è noto: Tulliani si lamenta di non essere aiutato e Fini (quella volta con la propria voce) chiede «un minimo garantito» per il fratello di Elisabetta. Scorretto eticamente per un presidente della Camera? No, perché non ha mai telefonato lui in persona, e questa si chiama serietà istituzionale.
Il telefono squilla per lui ma lui non c’è, come si conviene. Molto attiva telefonicamente è invece la sua segretaria Rita Marino, come ha pure raccontato un quotidiano molto vicino alla destra finiana, l’Unità. La storica segretaria del presidente della Camera prese a cuore gli affari del costruttore Francesco De Vito Piscicelli, quello che rideva per il terremoto in Abruzzo. Dagli atti dell’inchiesta la Marino «sembra avere una buona consuetudine con Piscicelli. Nel novembre del 2009 Piscicelli chiede un appuntamento alla segretaria di Fini, «per una cosa vitale che lo riguarda». Si incontrano il giorno dopo e la dottoressa Marino lo rassicura: «Ha ricevuto tutto? Non ancora? arriva, arriva». Ma qui Fini non c’entra, ci mancherebbe, c’entra solo la sua segretaria personale.
Peccato che lo mettano in mezzo sempre, anche se lui nelle telefonate non c’è, non parla. Altri parlano di lui, certamente a sproposito. Sulla candidatura di Nicola Di Girolamo, l’eletto all’estero poi indagato nell’affaire Mokbel. Barbara Contini, coordinatrice del Pdl per l’estero, ha raccontato che la scelta di puntare su Nicola Di Girolamo per le elezioni in Europa non era estranea ad Alleanza nazionale. Anzi, ha detto di più, di aver avuto molte perplessità su quel nome e di averle comunicate all’ex parlamentare di An (ora nel Pdl), fedelissimo di Fini e responsabile esteri del partito, Marco Zacchera.

«Lui mi rispose - dice la Contini - che la decisione era stata adottata direttamente dal presidente Fini», come del resto «tutte le decisioni datemi». Ancora lui, ma non dovevamo sentirci più? Però che stile, che eleganza, mai in prima persona. Un vero telefono senza Fini.

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