Fecondazione, la Quercia cancella il referendum: «Riscriveremo la legge»

Per Fassino non conta l’esito del voto popolare. Ma gli alleati Udeur e Margherita: «Errore, daremo battaglia»

da Roma

«La legge sulla fecondazione assistita va rivisitata». È passato appena un anno dal fallimento del referendum che aveva come obbiettivo la cancellazione della legge 40 che regolamenta la riproduzione assistita. La consultazione popolare non raggiunse il quorum e i suoi promotori, radicali e ds, fecero un buco nell’acqua. Adesso però Piero Fassino rilancia. Il segretario della Quercia dopo aver dato il suo sostegno alla decisione del ministro dell’Università, Fabio Mussi, che ha ritirato la firma dell’Italia dalla dichiarazione etica che aveva bloccato i finanziamenti europei alla sperimentazione sugli embrioni, aggiusta ulteriormente il tiro e invoca la modifica della legge.
E il risultato del referendum? Per Fassino «non essendo stato raggiunto il quorum non è stato possibile conoscere l’effettiva volontà della maggioranza degli italiani». Il segretario non concede neppure il beneficio del dubbio alla tesi, non peregrina, che forse gli italiani non sono andati a votare perché quella legge non volevano cambiarla. Tenuto anche conto del fatto che si era creato un forte movimento astensionista, un vero e proprio «partito» a maggioranza, non esclusiva, cattolica.
«In ogni caso - insiste Fassino - il referendum non ha risolto tutti gli interrogativi e i dubbi che la legge pone». La proposta è di «confrontarsi con spirito libero tra maggioranza e opposizione per vedere come migliorarla». Secco il «no» della Cdl.
Certamente il primo confronto però Fassino lo dovrà avere all’interno della maggioranza dove molti sono contrari alla modifica della legge. Fassino conclude dicendosi «convinto che sulle questioni etiche sia meglio non creare spaccature e divisioni e che si debba ricercare il consenso più ampio possibile». Attestazione pregevole che però appare in netta contraddizione con l’agire del ministro Mussi che non ha cercato consenso prima di prendere da solo su una questione etica una decisione gravida di conseguenze. Giusta o sbagliata che fosse.
All’interno della Margherita e dell’Udeur inevitabilmente cresce il malumore per gli exploit «laicisti» di alcuni ministri ai quali ora si aggiunge l’attacco alla legge 40 di Fassino.
Per il capogruppo dei Popolari Udeur alla Camera, Mauro Fabris, Fassino «sbaglia a dire che con il referendum gli italiani non hanno scelto. Sbaglia Fassino a dire che l'uomo può incidere sulla vita e la morte». A Fassino l’Udeur ricorda che «non sono queste le priorità del Paese, che appuntamenti ben più impegnativi attendono questa maggioranza e che, sui valori della vita, non accetteremo mai logiche di schieramento. Siamo del tutto contrari e in Parlamento faremo fino in fondo la nostra battaglia».
Opposto il giudizio del presidente dei Verdi e ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, che apprezza le parole di Fassino e concorda con lui sullo scarso peso del referendum perché, dice, «la furbizia astensionista non può essere spacciata per una vittoria dei no.

Solo quest'ultima sarebbe stata la chiara espressione della volontà popolare. Ma così non è stato».
Franco Monaco della Margherita invece apprezza la volontà di Fassino di creare un gruppo di lavoro dell’Ulivo sulle questioni bioetiche.

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