Fermato l’uomo che ha ucciso per un parcheggio conteso

Mentre i carabinieri bussavano alla porta di casa sua, vicino alla Fiera di Roma, per arrestarlo, lui si stava costituendo in Procura. Con ancora sul volto i segni della lite avvenuta la sera prima in via Costantino, nei pressi della Cristoforo Colombo, M.R., 32 anni, un lavoro come fattorino e precedenti penali per spaccio di droga, si è presentato a piazzale Clodio per raccontare al magistrato la sua versione dei fatti sui cinque minuti di follia che mercoledì, intorno alle 21, lo hanno trasfomato in un killer che uccide un automobilista nel corso di una banale discussione per un parcheggio conteso. Davanti alla moglie e al figlio di due anni. Ma anche davanti alla moglie e alle due figlie della vittima, un impiegato di 45 anni. Si chiamava Aldo Murgia, è morto poco dopo l’aggressione al Cto.
Dopo l’interrogatorio a piazzale Clodio M.R. è stato fermato dal pm Pierluigi Cipolla con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Ha ammesso le sue responsabilità, ma ha cercato di alleggerire la sua posizione raccontando che non era sua intenzione uccidere: avrebbe usato il coltello soltanto per difendersi poiché nell’aggressione stava avendo la peggio. E non sarebbe stato lui ad attaccare briga. Tutt’altra versione, dunque, rispetto a quella finora nota agli investigatori. Testimoni lo avrebbero visto rincorrere Murgia, che era riuscito a parcheggiare l’auto nello spazio conteso, tirare fuori il coltello e colpirlo più volte. «Quell’uomo era del tutto fuori di sè - racconta il gestore di un ristorante - picchiava Aldo ferocemente e lo ha ripetutamente infilzato in pancia. Quando li abbiamo separati Aldo ha cercato rifugio in un bar. L’aggressore da fuori continuava a minacciarlo urlando “Ti buco, ti buco”».
La caccia all’uomo è durata solo una notte. I carabinieri avevano l’identikit del balordo e ieri erano già a casa sua. Lui non c’era, sua moglie sì. Mentre erano lì i militari hanno ricevuto una telefonata dalla Procura in cui gli veniva comunicato che M.R. si era appena costituito. «Ha saputo di aver ucciso una persona dalla tv - spiega l’avvocato Lamberto Picconi - e ha deciso di presentarsi al pm. Sta morendo dai rimorsi, perché dopo un’infanzia difficile era riuscito a ricostruirsi una vita e una famiglia. Questa storia è una tragedia per chi è morto e anche per chi è vivo. Non c’era alcuna volontà di uccidere». Per il legale la dinamica dei fatti è chiara: «Il mio cliente non ha inseguito nessuno - spiega - tutto si è svolto nello spazio di sette-otto metri. Non è stato lui a cominciare la lite.

La discussione si è trasformata in una zuffa e M.R. si è sentito in una posizione di svantaggio, allora ha tirato fuori il coltello per difendersi». Durante l’interrogatorio di garanzia l’avvocato sosterrà la tesi dell’omicidio preterintenzionale.

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