La fiaba dei Tiromancino a metà tra E.T. e Pinocchio

Federico Zampaglione ha il dono del bianco e nero. Quando canta. E quando compone. Perciò i suoi Tiromancino sono l’alveo naturale delle favole pop, raccontate con quella candida malinconia che si riconosce subito e le trasforma in piccoli camei senza consecutio temporum. E che Un tempo piccolo (di cui Zampaglione è anche regista) sia una favola si capisce già alla prima scena, con il bambino che attraversa i campi, vestito da scolaretto con la cartella e la riga dei capelli da una parte, come Pinocchio nelle campagne toscane. Seduto fuori dal casolare, disegna un’astronave sul quaderno dei compiti a casa. Il nonno poi lo accompagnerà (guardatelo, è il nonno perfetto di ogni favola) a cercare da uno sfasciacarrozze tutti i pezzi giusti per costruirla. Ecco l’astronave, finalmente. Alla sera, con le stelle a far da cornice, il bimbo volerà via come Et ma senza esagerazioni tecnologiche. Un tempo piccolo è girato alla maniera degli anni ’60, con un ingenuo bianco e nero come i telefilm di quell’epoca.

È fatto apposta per allargare il cuore e non chiedere altro, per coccolare e lucidare gli occhi, per farci bastare quello che la musica (come la realtà) ormai cinicamente si vieta: il sogno.

TIROMANCINO - Un tempo piccolo (Virgin)

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