Fiamme e terrore in via Gela

Un’anziana trasformata in torcia umana bruciava a pochi metri dal corpo senza vita del fratello. Ieri un appartamento al sesto piano di via Gela 51 si è trasformato in inferno sotto gli occhi dei vicini, testimoni impotenti di tanto orrore. Edoardo Arbib di 78 anni è morto mentre la sorella Nevia, di 74 anni, è rimasta gravemente ustionata.
L’incendio è divampato alle 11. Le fiamme, partite probabilmente dal corto circuito di una macchinetta elettrica del caffè che si trovava in cucina, hanno avvolto velocemente l’abitazione dove vivevano i due anziani, costringendoli a cercare scampo in balcone. In pochi istanti il fuoco si è impadronito di tutto e anche gli altri condomini si sono rifugiati sul tetto della palazzina di otto piani. «Ho sentito un forte botto, rumore di vetri e ho visto lingue di fuoco che uscivano dal palazzo. E poi grida d’aiuto - si dispera Ezio, un vicino di casa che conosceva Nevia ed Edoardo da 28 anni -. Non sapevo cosa fare perché ero in strada. Ho visto Nevia avvolta dalle fiamme che urlava dal balcone. Sembrava una torcia umana. È stato un incubo». Intervenire non è stato possibile. «Mio figlio e Fabio, un carabiniere che abita nel palazzo hanno tentato di sfondare la porta, ma non ce l’hanno fatta perché era chiusa a chiave - racconta ancora Ezio -. Io sono una persona coraggiosa, anni fa salvai da solo palazzina dall’incendio. Oggi però ho avuto paura per mia moglie e il mio nipotino di 9 anni. Dalla strada gridavo loro di rimanere dentro casa, di aspettare i pompieri. Per fortuna stanno bene, ma Edoardo..».
«Quando ho udito quel rumore, pensavo alla gru di un cantiere vicino - dice Fabio Z., carabiniere in Cassazione -. Mi sono affacciato, ho visto fumo ovunque. Scalzo ho portato giù mia figlia di 15 anni, poi ho rotto i vetri del condominio per far uscire il fumo ma non sono riuscito a buttar giù quella porta. Non ce l’ho fatta e questa cosa fa male. Nevia era lì dietro, le dicevamo di girare la chiave ma strillava frasi incomprensibili. È stato un momento terribile, non sentivo neanche i vetri rotti sotto i piedi».
Quando i vigili del fuoco hanno fatto irruzione all’interno. per l’anziano non c’era più nulla da fare. La donna, gravemente ustionata, si trovava invece nel corridoio e ripeteva «aiuto salvatemi dalle fiamme». E così è stato. Tre pompieri, senza avere il tempio di indossare le maschere antigas, si sono buttati nel rogo e hanno portato via Nevia, che è stata ricoverata d’urgenza al San Giovanni per ustioni di primo e secondo grado alle gambe e alle braccia.
«Sono andata a trovarla - racconta la sorella Rossana -. L’ho vista solo un attimo. Non parla, è intubata e ha tutto il volto ustionato». È grave, ma non in pericolo di vita.
«Ieri sera mia zia mi ha chiesto di portarle carciofi e telline - racconta la nipote Patrizia -. Stamattina però non rispondeva al telefono. Quando due poliziotti sono arrivati nel mio negozio ho saputo della tragedia. Dicevo sempre a Nevia di togliere le chiavi dalla toppa perché ero l’unica ad avere il doppione, ma non mi ha mai ascoltata per paura dei ladri». Il palazzo è stato evacuato dai vigili del fuoco che hanno effettuato le verifiche di stabilità e solo dopo qualche ora hanno fatto rientrare in casa le famiglie.

«Non posso pensare a quanto successo - si tortura il carabiniere -. Edoardo l’avevo visto solo poche ore fa, passeggiava con il cane come ogni mattina, nonostante fosse claudicante. Ora lo vedo portar via dalla mortuaria. Mi dispiace tantissimo, lo conoscevo da 40 anni».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica