La filosofia di Galimberti: "Faccio ottimi riassunti"

Libro intervista del "pensatore" sotto inchiesta all’università Ca’ Foscari. Nessun accenno alle vicende che lo coinvolgono, parecchie idee balzane

La filosofia di Galimberti: 
"Faccio ottimi riassunti"

Non vorremmo che il lettore ci prendesse per tediosi. Eh sì, perché ci tocca di riparlare di Umberto Galimberti. Volevamo dargli diritto di replica visto che ormai sul suo metodo di lavoro è dovuta intervenire la sua stessa università (Ca’ Foscari). Non siamo riusciti a trovarlo, né a casa né in università, pare sia in viaggio (un po’ come quando negli uffici pubblici ti rispondono, al telefono, che «il dottore è fuori stanza»). Però, a modo suo, il «viandante della filosofia» una risposta all’indagine di Ca’ Foscari e al saggio di Francesco Bucci l’ha data, e andrà in libreria oggi.

Si tratta di un libro intervista con Marco Alloni intitolato proprio Il viandante della filosofia (Aliberti editore). Un dialogo in cui Galimberti si racconta e racconta il suo modo di fare filosofia. Uscendo il volume dopo due anni di polemiche, di accuse, di copia e incolla documentati da decine di articoli (e non solo di questo quotidiano) uno potrebbe aspettarsi che qualcosa il professore la dica. Invece no, la delusione parte subito dall’introduzione vergata da Marco Alloni: «Umberto Galimberti esercita la sua funzione di filosofo nei modi classici che pertengono a questa figura». Filosofia è creare un gigantesco scandalo riutilizzando i testi dei colleghi a loro insaputa, imbarazzando rettori e direttori di giornale? Perché si può dar torto o ragione a Galimberti ma far finta di niente no, non si può...

Ma in effetti Galimberti e il suo intervistatore nel libro vanno per la loro strada, come se dal 2008 ad ora non fosse successo nulla. Disquisiscono di nichilismo morale, di eumetria, di logos, tant’è che secondo l’intervistatore «in Galimberti l’eredità della grecità si trasforma in maieutica moderna...». Però, a ben guardare, e ricordandoci che la maieutica è l’arte della levatrice, cioè tirar fuori qualcosa da qualcun altro forse, ecco, allora Alloni ha ragione.

Bucci nel suo saggio e Sissa, Natoli e Zingari nelle loro proteste non hanno capito: la nuova maieutica è questa. Che so, prendere pag. 47 de La parte maledetta del filosofo Bataille - «L’economia classica ha immaginato che lo scambio si verificasse sotto forma di baratto: in effetti non aveva ragione alcuna di supporre che un mezzo di acquisto come lo scambio avesse potuto avere come origine, non il bisogno di acquistare cui soddisfa oggi, ma il bisogno contrario della distruzione e della perdita...» - e farle diventare senza note pag. 492 de Il corpo di Galimberti - «L’economia classica ha immaginato che lo scambio primitivo si verificasse sotto la forma del baratto, perché non poteva neppure lontanamente immaginare che lo scambio potesse originarsi non dal bisogno di acquisire cui oggi soddisfa, ma dal bisogno contrario di distruggere e di perdere...».

Loro erano attaccati alla vecchia idea di paternità intellettuale e, invece, Galimberti, intuendo che la maieutica di Socrate declinata al presente ha bisogno di uno scanner, li ha surclassati spostandosi in un nuovo empireo culturale dove tutto è di chi ha la forza di prenderselo. Dove nel prendere da altri senza mai dichiararlo non esiste alcun senso di colpa. Infatti alla precisa domanda di Alloni «nella sua vita privata come si comporta?» la risposta è: «come un monaco». Forse il riferimento è ai copisti benedettino, agli amanuensi...

E però sarebbe superficialità non cercare nel testo qualche traccia, qualche spiegazione. Allora bisogna spulciare le risposte. L’idea di etica che ne esce, a esempio, è abbastanza strana: «Personalmente penso che le condotte morali dipendano dalle condizioni psicologiche: non credo che uno decida di fare il bene o il male, piuttosto sente di aver paura di fare il male e perciò compie il bene...». E qual è la condizione psicologica di Galimberti verso la scrittura? La risposta arriva poche pagine dopo: «Uno che si dedica ai libri, probabilmente, lo fa perché non ha la forza di vivere... maneggiare idee è infinitamente più facile che non trattare con gli uomini». E ancora sui libri: «Ogni volta che usciva un mio libro, per esempio, in passato (adesso non più, mi sono rassegnato) accadeva che mi mettessi a tirarlo per casa contro le pareti imprecando: “Ma insomma, la mia vita deve passare a scrivere libri?”. Io d’altronde non mi considero intelligente, nel senso di uno che pensa cose nuove. Mi considero... Insomma uno che è bravo a riassumere... Non ho una mia teoria del mondo...».

Quanto al metodo di insegnamento: «Obbligo gli studenti a fare riassunti scritti... Magari con le stesse parole del libro...». E quando non si tratta di riassumere: «Si impara per via erotica e non per via intellettuale... difendo il plagio come forma esasperata, come forma accentuata della fascinazione...

nell’adolescenza funziona di più il cervello antico che la corteccia, cioè il cervello delle emozioni rispetto alla parte così detta razionale».
Ecco, le questioni di virgolette e di copyright in effetti potrebbero iniziare a sembrare secondarie. Solo un sintomo che l’accademia ha a lungo trascurato.

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