Finarte, asta dedicata a Schifano

Il catalogo riporta sulla lussuosa copertina un noto quadro di Mario Schifano, "Senza titolo" del 1984, realizzato con smalto e acrilico su tela, valutato intorno alle 50.000 Euro. E’ colorato e i suoi cerchi astratti dai mille toni fanno pensare a un giardino fiorito. Tutti gli Schifano portano l’autentica della Fondazione Schifano. Un’informazionee che vorrebbe essere una garanzia. Le 100 opere messe all’asta dalla rinata Casa d’Arte Finarte con sede in Piazzetta Bossi 2, mentre l’ex patron di Finarte, Casimiro Porro, che per anni con Francesco De Micheli ha portato avanti gli anni gloriosi di Finarte, ha proseguito al sua attività con la Porro & C. con sede in Piazza Sant’Ambrogio al n.10, ma che ancora oggi guarda a Finarte con affetto perché per anni è stata la sua creatura e si augura che la stagione delle grandi aste serie possa riprendere come un tempo. Goffredo Parise apre il catalogo della battuta d’asta di Schifano con un intervista-dialogo del 1965, realizzata per la presentazione del catalogo una mostra storica allo Studio Marconi. Il succo della conversazione è Guarda i quadri di Schifano e conosci l’uomo e l’artista. Schifano ha tutto del tipo mediterraneo, era giudicato una sorta anche di arabo. Cinquantacinque chili e alto un metro e settanta gli hanno sempre conferito una sorta di eleganza, la stessa che possedeva quando con grande mistero e ricco di emergia si chinava sulle sue tele o carte per spruzzare e spalmare colore, segno di entusiamo e di forza vitale. La rapidità e la sua felinità sono sempre stati il suo pezzo forte. Nel catalogo che accompagna l’esposizione dal 3 all’8 febbraio, giorno della battuta d’asta, c’è anche un’intervista di Dacia Maraini del 1973, non mancano foto di Schifano e Tano Festa di Sorgiva. Mentre il testo di Floriano De Santis del 2011 attualizza l’eventi, dove il testo critico dove si dice che non c’è peculiarità nella pittura di Schifano, una condizione creativa che vive la metafora dell’esilio. D’accordo con Restany, Quintavalle, Oliva e Cueff, la prospettiva artistica di schifano "è semplicemente uno slittamento senza possibilità di arresto che riconduce agli impulsi irrazionali ed ad un grado di chiarezza e a una forma che non resta che quella della ragione del cuore: non respinge nulla dell’esperienza contemporanea e accetta tutte le contraddizioni pur rifacendosi a una disciplina interiore". Palme, biciclette, dinosauri, case, fiori e persone appena abbozzate, sfumate, incompiute si potrebbe dire sia nel disegno che nei colori forti, di apparente facile lettura ma anche di un’introspezione in cui si avverte una sorta di timore. La terra, l’erba si fanno forma per poi essere inghiottite dal segno dell’autore che amava Klee, Cezanne e Kandinsky: forme tonde gialle, blu, rosse, rosa, verdi, e bianche vibrano come molecole impazzite. C’è molto artificio e realtà contemporaneamente nelle opere di questo grande maestro e forse sta proprio qui il suo fascino e l’incomprensione per taluni. La tensione e il nomadismo dei linguaggi trasversali di Kiefer di Richter avevano bisogno di una verifica fertile. E la si trova proprio nella pittura di Schifano, sulla scena internazionale di molti anni. I quadri di piccolo e medio formato che Schifano amava lavorare con le mani, con i bastoni, con i pennelli, con ogni mezzo che aveva a disposizione, hanno una quotazione che si aggira fino ai 90 mila euro circa, come prezzo di base.

La maggior parte dei suoi lavori non hanno titoli, fatta eccezione per alcuni come "Giallo", "Futurismo rivisitato a colori", "Io sono infantile", "Biplano", "Paesaggio" o "Omaggio a Cèzanne", rappresentano l’estremo contatto della sua anima con la natura, la realtà, il richiamo delle prime luci, sconfinamenti oltre la vita che si mescolano con il mero vivere quotidiano. Martedì 8 febbraio, giorno d’asta, si partirà con il primo lotto alle ore 16.

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