Fini: ora il partito unico più lontano E lancia un piano per rifondare An

Fabrizio de Feo

da Roma

«Non ci sono le condizioni: la questione del partito unico è congelata». Alla fine di una riunione fiume dell’esecutivo di Alleanza nazionale durata cinque ore Gianfranco Fini emette il suo verdetto, supera le resistenze e le perplessità espresse senza animosità da alcuni «colonnelli» - Maurizio Gasparri e Francesco Storace su tutti - e manda in pensione il progetto unitario varato nei mesi scorsi insieme a Forza Italia e Udc. Un’archiviazione che è soprattutto un esercizio di realismo politico all’indomani della dèbâcle referendaria. Ed equivale alla prima mossa di una più ampia rivisitazione delle prospettive a medio e lungo termine del partito. Un «restyling» che, nelle intenzioni dell’ex vicepremier, dovrà essere profondo e non indolore perché «oggi prevalgono i partiti sulla coalizione, per questo noi dobbiamo fare non solo opposizione in Parlamento, ma anche riassumere una forte azione politica nella società».
«Con il voto referendario si è conclusa una fase politica e la Casa delle libertà deve esserne cosciente» scrive Fini in una nota. «Il problema urgente da affrontare non è la leadership della nostra coalizione ma la strategia del centrodestra nel prossimo futuro, da oggi fino alle elezioni europee, primo grande banco di prova per il centrosinistra». Il leader di An specifica che «l’ipotesi del partito unitario di centrodestra si è oggettivamente allontanata. In ogni caso per An ciò non deve in alcun modo far venire meno la necessità di un forte coordinamento tra i partiti della Cdl, anche per rendere più incisiva l’opposizione parlamentare al governo Prodi, la cui oggettiva fragilità emerge sempre più, specie sui temi della politica economica e internazionale».
Il messaggio che parte dai dirigenti di Via della Scrofa è quello di un «ritorno al partito», con la massima concentrazione posta sull’organizzazione, sul rapporto con il territorio e sulla capacità di attrazione verso l’elettorato. Una rimodulazione che deve porsi un obiettivo ambizioso: costruire con il contributo di tutti una nuova Alleanza nazionale, attraverso tre ingredienti: «Fantasia, dimensione europea e un forte connotato culturale». «L’esecutivo di An» spiega Fini «ha ravvisato la necessità e l’urgenza di avviare una nuova fase politica del partito, con l’ambizione di rispondere ancora più efficacemente alle esigenze di modernizzazione della società italiana» aggiunge l’ex ministro degli Esteri. «A tal fine l’esecutivo ha deciso, sulla base di un documento che predisporrà nelle prossime settimane, di coinvolgere gli iscritti e tantissimi italiani, ben oltre il 12%, che guardano a destra con attenzione, in un ampio confronto per costruire una nuova Alleanza nazionale». Fini conclude ribadendo che «l’obiettivo è quello di andare oltre Fiuggi e di costruire un grande partito, popolare e nazionale, di respiro europeo».
Sullo sfondo resta la preoccupazione per le «vicende esterne» legate ai fatti delle ultime settimane. Sui quali, assicurano in blocco da An, «c’è compatezza e non potrebbe essere altrimenti». Fini non ci sta ad assistere in silenzio al depauperamento dell’immagine del partito. Sottolinea che An «non ha scheletri nell’armadio da nascondere» e si impegna a redigere un «rigoroso codice di condotta, ispirato ai valori morali che appartengono alla storia del partito». «L’esecutivo ha ribadito con forza la volontà di contrastare, a ogni livello, l’evidente tentativo in atto di infangare An anche attraverso farsesche iniziative giudiziarie enfatizzate oltre ogni limite di decenza da ipocriti moralisti di cartapesta» sottolinea il presidente di Via della Scrofa.

Proprio per questo An «chiama tutti i suoi dirigenti e iscritti alla mobilitazione per riaffermare la verità e li impegna al rispetto di un rigoroso codice di condotta basato sul senso di appartenenza a una comunità umana oltre che politica che si basa sui valori morali prima ancora che sui programmi».

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