Fischi e fiaschi: Gussoni risponda ad alcune domande

Dopo gli errori di sabato e il "caso Couto" il designatore scende in campo per difendere gli arbitri di Collina: "Non c’è sudditanza, né malafede"

Fischi e fiaschi: Gussoni 
risponda ad alcune domande

Milano - Quando la casa brucia, tutti prendono il secchio. In questo caso neanche l’estintore sarebbe sufficiente, figurarsi il vecchio, caro secchio pieno d’acqua. Può spegnere un focherello, non l’incendio che rischia d’incenerire tutto il campionato dominato, con merito, e senza discussione alcuna, dall’armata Inter. Così dopo la domenica nera, tutti i notabili, da Cesare Gussoni, presidente del settore, a Tonino Matarrese, presidente della Lega, hanno preso il secchio e provato a salvare Collina e l’attendibilità del campionato.

Eppure, a ben leggere, dentro le parole rese da Gussoni in una intervista televisiva, ci sono un paio di scudisciate sulla pelle viva di Collina. La prima: «A parte le scelte coraggiose del designatore». Che vuol dire una cosa soltanto: Gussoni non condivide in toto la tecnica di mandare arbitri alle prime armi a dirigere partite cariche di tensioni e di difficoltà ambientali. Gradirebbe maggiore prudenza. La seconda: «Spero che Gervasoni non venga fermato». Come dire: non è questa la strada per recuperare un arbitro. Poi, magari, per un eccesso di entusiasmo, Gussoni cade in qualche esagerazione tipo «quel rigore di Inter-Parma l’avrei fischiato anch’io» che ha il sapore di una provocazione rispetto alle corrette (proteste girate a Matarrese) lamentele del presidente del Parma Ghirardi. Invece la parte più interessante del suo messaggio è un’altra. «Al mio settore i rapporti con le società non esistono, non arrivano più telefonate dai presidenti, io le dirotto su Abete, il presidente federale, o su Matarrese: la musica è cambiata» è la frase di Gussoni su cui bisogna imbastire un dibattito. Perché la replica scontata è la seguente: avete fatto pulizia fino agli scantinati, ma ridurre la percentuale degli errori non sarebbe poi male.

«Il lavoro di Collina è durissimo perché è durissimo fare gli arbitri. Io non ho soluzioni, forse bisognerà lasciarli sbagliare» l’opinione di Adriano Galliani, vice-presidente vicario del Milan, qualche tempo fa feroce fustigatore dei costumi nostrani. Libertà di sbagliare, d’accordo ma fino a che punto? Perché lo scudetto è già assegnato ma gli altri posti in Champions valgono una tombola e non sono scolpiti. La conclusione è una soltanto, allora: Collina resta saldamente in sella, a dispetto di qualche attacco scomposto e qualche censura gratuita (leggere De Laurentiis). Il designatore ieri ha scelto di non parlare dopo aver saputo dell’intervento di Gussoni. Poiché nessuno ha fornito risposte pertinenti ai quesiti più urgenti, vogliamo ripeterli:

A perché solo l’Inter è rimasta immune da sviste di segno contrario da parte degli arbitri?;
B perché la Juve, con l’eccezione di Firenze, continua a subire, nel dubbio, decisioni che la penalizzano in classifica?;
C perché ci sono alcuni assistenti invadenti che decretano rigori e altri invece che se ne stanno nel loro guscio?
D perché i fischietti

esordienti non vengono abbinati prima alle sfide meno impegnative?
E perché il rendimento dei cosiddetti arbitri esperti (Ayroldi, Farina, Trefoloni) è precipitato negli ultimi sei mesi?

Chiediamo troppo?

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