Si sono svolti sabato mattina al Cimitero Maggiore di Milano, davanti a una folla di gente proveniente da tutta Europa, i funerali di Rebecca “Becky” Behar Ottolenghi , morta proprio nel capoluogo lombardo venerdì notte per emorragia cerebrale, all’età di 80 anni. Becky Ottolenghi era l’ultima sopravvissuta alla prima strage nazista di ebrei avvenuta in Italia, a Meina, sul Lago Maggiore, nell’autunno del 1943. Agli inizi del mese di settembre, infatti, la divisione corazzata Leibstandarte, - che prendeva il suo nome dalla guardia del corpo di Adolph Hitler e proveniva dal fronte russo con compiti militari, polizieschi e politici - ebbe l’ordine di stabilirsi sulle sponde del Verbano per proteggere l’accesso alla frontiera elvetica e per impedire la fuga di soldati italiani. Il comando venne alloggiato all’Hotel Beau Rivage di Baveno. Tra il 15 settembre e l’11 ottobre di quell’anno, i soldati del primo battaglione assassinarono 54 ebrei, 16 dei quali a Meina, ottenendo i nominativi delle persone da uccidere grazie alla collaborazione degli uffici comunali.
Becky Behar, ebrea di origine turca, il cui padre, Alberto, era proprietario dell’Hotel Meina, riuscì a sfuggire con la sua famiglia alla strage, ma vide morire, tra il 22 e il 23 settembre, 16 suoi connazionali, che furono uccisi e poi gettati nel lago con una pietra al collo dai militari delle SS.
“Becky – ha spiegato il direttore dell’Istituto storico della resistenza e della società contemporanea del Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola, Mauro Begozzi, suo fraterno amico - mi raccontò che da quel giorno non riuscì più a immergersi nelle acque del Lago Maggiore, cui pure era tanto legata”. L’eccidio, cui nel 1993 il giornalista Marco Nozza aveva dedicato il volume “Hotel Meina” (al quale si è ispirato Carlo Lizzani per la sceneggiatura del suo film omonimo, presentato a Venezia nel 2007), è descritto anche nel libro intitolato «La strage dimenticata. Meina settembre 1943”, edito dalla novarese Interlinea.
Becky Behar, nata in Belgio l’8 gennaio del 1929, era sempre stata consapevole del proprio compito di testimone e sopravvissuta, e da molti anni teneva incontri nelle scuole del Nord Italia con l’intento di contribuire al ricordo della Shoah. Due anni fa aveva anche ricevuto la cittadinanza onoraria di Trecate, una cittadina in provincia di Novara. “Tra i nostri figli e nipoti - dichiara il sindaco, Enzio Zanotti Fregonara - in molti la ricorderanno per l’apporto generoso dato all’educazione civile e democratica delle giovani generazioni. “E’ stata una grande donna, una figura eccezionale per Milano – ricorda l’amica Claudia Buccellati, presidente dell’associazione di via Montenapoleone –.
La sua costante battaglia per trovare lavoro a tutti gli extracomunitari regolari, in nome dell’uguaglianza tra tutti i popoli, è una delle più grandi manifestazioni di antirazzismo a cui abbiamo mai assistito nella nostra città”.
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