Aiuole, alberi, casette. Box ampi e riscaldati, approvvigionamento dacqua automatico. Non ci sono cattivi odori e non si sente nessun latrato spaccacuore.
Siamo nel nuovo canile sanitario del Comune, inaugurato alla presenza del sottosegretario alla salute Francesca Martini e del garante degli animali, Gianluca Comazzi. Ma siamo anche lontano anni luce dai canili-lager e dalle vecchie celle di via Lombroso, costruite nel 1929 e chiuse definitivamente il mese scorso.
La nuova area immersa nel verde del parco Forlanini - lingresso è in via Aquila - confina con il rifugio municipale (che ospita più a lungo gli animali dopo una sosta di due settimane nel canile sanitario), in tutto quasi 36mila metri quadrati dei quali 21mila dedicati al verde. La gestione delle strutture è affidata a cooperative di ex detenuti. Claudio Maria Rossi, uno dei veterinari responsabili, spiega comè cambiato il randagismo in città: «Al momento ospitiamo 200 cani e 100 gatti, dal luglio di questanno ne sono stati adottati 210.
Soltanto il 22 per cento dei cani che arriva qui ha il microchip (una sorta di carta didentità sottopelle che dal 2004 ha sostituito il tatuaggio), per questo stimiamo che la metà dei quattrozampe milanesi (se ne calcolano 120mila) non abbia il microchip. In un anno arrivano in media 800 bestiole, il 36 per cento è restituito ai proprietari, gli altri attendono un padrone». Il canile è aperto al pubblico anche il sabato e la domenica (dalle 14 alle 18; gli altri giorni dalle 14 alle 16), è visitato da famiglie con bambini e da scolaresche. Per ogni animale, dopo i controlli medici, si compila una scheda comportamentale, il «C1» è il voto massimo di paciosità, «C4» significa che il cane è particolarmente aggressivo e non è adatto ai bambini.
La pagella è significativa perché la metà dei cani del rifugio è formata da pitbull o da incroci di questa razza considerata fra le più pericolose. «Di fatto anche fra questi ce ne sono alcuni buonissimi, che hanno meritato un C1 - spiegano i veterinari - I pitbull sono numerosi perché vengono spesso acquistati con leggerezza da gente che poi non riesce a gestire laggressività che in genere manifestano con gli animali». «Il canile non è un supermercato - ha aggiunto il garante Comazzi - Non si sceglie una bestiola come se fosse un prodotto, è fondamentale che il futuro proprietario dialoghi prima con gli educatori cinofili. La cascina del rifugio ospita, oltre alla chirurgia, agli uffici e alla zona toilette, anche un appartamento. Lì gli addestratori abituano gli animali alla vita in città».
Lappello dellonorevole Martini riguarda le adozioni: «Mi sto adoperando per contrastare il traffico di cuccioli dallEst - ha spiegato - I cani vengono allevati in modo intensivo come se fossero polli, senza cure e vaccinazioni, vengono poi stipati in massa sui camion e venduti nei nostri negozi. Questa è una filiera di morte.
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