«Il frigorifero è vuoto» E il tablet ordina la spesa

Gli oggetti vedono, parlano e fanno acquisti Così la lavatrice sa quando è finito il detersivo e lo compra online e il telefonino suggerisce dove trovare parcheggio. In Italia inizia l'era della fantascienza quotidiana

di Angelo Allegri

All'apparenza la lavatrice è uguale a tutte le altre: a distinguerla solo un piccolo bottone colorato piazzato vicino ai tasti di programmazione, a distanza strategica dalla vaschetta per il detersivo. Grazie a una serie di sofisticati sensori l'inoffensivo gadget misura la quantità di detergente consumata, poi, quando le scorte casalinghe iniziano a scarseggiare, attraverso un collegamento wi-fi, invia ad Amazon un ordine di acquisto del tipo e della qualità programmata. Allo stesso tempo comunica allo smartphone del padrone di casa l'avvenuta ordinazione. Quest'ultimo ha mezz'ora di tempo per ripensarci. In caso contrario il giorno dopo si troverà sulla porta il rifornimento di cui ha bisogno. Sforzo e impegno da parte sua: zero.

Lanciato negli Usa da Amazon alla fine dell'anno scorso e diventato pienamente operativo da poche settimane, il cosiddetto Drs (Dash Replenishment Service) Button è l'ultimo grido del commercio elettronico. Ma è anche l'applicazione più avanzata della rivoluzione in arrivo, destinata a cambiare, ancora una volta, le nostre vite: l'internet delle cose. L'espressione suona a prima vista un po' oscura ed è ancora peggio se si usa la sigla utilizzata dai tecnici, IoT (Internet of Things). Ma dietro l'inglese da gergo informatico si nasconde una realtà tutto sommato semplice: così come noi e i nostri telefonini comunichiamo via internet, così gli oggetti che ci circondano possono, sempre attraverso la Rete, parlare tra di loro e con noi. Risolvendo da soli un sacco di problemi che erano affidati fino ad ora a una nostra decisione.

OGGETTI CON IL CERVELLO

Lo scenario, per poco ancora futuribile, è quello del frigorifero che farà la spesa da solo: programmato per tenere in fresco un certo tipo di prodotti in una determinata quantità, ci avvertirà quando la nostra birra preferita inizierà a scarseggiare. Oppure, come nel caso del detersivo e del bottoncino commercializzato da Amazon, provvederà direttamente ad acquistarla online. Sembra fantascienza, ma sarà presto cronaca. Perchè le «cose» in grado di parlare tra loro sono ormai miliardi. Secondo la società di ricerca americana Gartner gli oggetti dotati di un sensore collegato alla Rete erano 4,9 miliardi a fine 2015 e saranno 25 miliardi nel 2020. Un numero enorme che corrisponderà a un mercato dal valore di gran lunga superiore ai 200 miliardi di dollari. L'Italia è ancora una goccia nel mare. L'osservatorio Iot del Politecnico di Milano ha fissato il numero degli oggetti interconnessi nel nostro Paese a quota 10,3 milioni (tenendo conto solo di quelli che comunicano via reti cellulare e non quelli che si appoggiano ad altre connessioni wireless).

La crescita supera il 30% annuo, senza che ci sia un limite prevedibile perchè le applicazioni dell'internet delle cose sono praticamente infinite. Basta prendere in considerazione alcuni progetti già attivi o in fase finale di sperimentazione per rendersene conto. Uno dei settori più promettenti sembra per esempio quello del traffico e dei parcheggi.

TENNISTI DA DAVIS

All'avanguardia in questo caso c'è la californiana Palo Alto (e chi altri...), cuore della Silicon Valley, sede dell'Università di Stanford e di una serie infinita di multinazionali dell'alta tecnologia. A fine 2015 l'amministrazione della città ha avviato l'installazione di un primo lotto di 545 sensori, destinati a essere disseminati in altrettanti posti macchina distribuiti nei parcheggi cittadini. Collegandosi a una app scaricabile sul telefonino sarà possibile in ogni momento monitorare le possibilità di parcheggio in ogni punto della città. Sulla base di dati statistici l'app sarà anche in grado di fare previsioni sul traffico e su eventuali rallentamenti. Progetto analogo è quello condotto dalla Bosch a Stoccarda: nel corso di quest'anno in 15 parcheggi cittadini verranno installati dei sensori, che forniranno la disponibilità di parcheggio su una mappa consultabile via pc o telefonino. Un'ulteriore elaborazione fornirà posti e servizi disponibili per camion e furgoni. Quello dello smart parking (smart, vale a dire intelligente, è l'aggettivo destinato a diventare onnipresente nel mondo delle cose parlanti) è però solo uno dei campi di cui si prevede il maggiore sviluppo. Altre applicazioni coinvolgono temi come sport o salute. La Babolat ha dotato alcune delle proprie racchette da tennis di sensori connessi a un computer che sono in grado di ricostruire il movimento del giocatore correggendone gli errori tecnici. Una compagnia assicurativa americana, Aetna, ha invece introdotto un programma di «Wellness» per i dipendenti: chi vive in maniera sana, facendo sport e dormendo un numero di ore minime per notte riceve un premio in denaro (qualche migliaia di dollari) a fine anno. Il principio è semplice: chi sta bene si ammala meno e lavora meglio. Come viene monitorato lo stile di vita? I dipendenti interessati al «programma benessere» indossano un braccialetto che all'ingresso sul posto di lavoro viene letto dai computer aziendali e mese per mese tradotto in bonus.

SPIATI E PREMIATI

Gran parte della applicazioni sin qui realizzate riguarda però la gestione della casa. Anche in Italia sono ormai milioni i cosiddetti smart-meter, contatori intelligenti in grado di monitorare i consumi e di trasmetterli a distanza. Molti tra i maggiori produttori di elettrodomestici hanno già lanciato sul mercato prodotti «intelligenti» ispirati all'internet delle cose. Un esempio è la linea Candy Simpli-fy, una app attraverso cui, via telefonino o tablet, si possono gestire tutti gli elettrodomestici anche a chilometri di distanza. Si può ordinare l'accensione del forno in modo da trovarlo ben caldo quando si arriva a casa, oppure chiedere al freezer di aumentare la sua potenza, prima di tornare dal supermercato con le provviste da congelare. In mezzo a tanto entusiasmo per l'Internet delle cose non manca, però, chi mette in guardia dai pericoli. Uno, quasi ovvio, è quello legato alla privacy: per i dipendenti di Aetna, la società assicurativa americana, l'adesione al «programma benessere» è, per il momento, volontaria.

In cambio però gli interessati cedono all'azienda il racconto minuzioso della propria esistenza. In più c'è il problema della sicurezza dei dati e della possibilità di attacchi informatici. Può sembrare un paradosso ma non lo è: presto per farci un caffè dovremo prima dare l'antivirus alla macchinetta.

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