Una faccenda tra disperati. Non si può definire altrimenti unorganizzazione di extracomunitari, con base a Milano, che rapivano altri stranieri e chiedevano un piccolo riscatto ai loro famigliari per poterli liberare. Sono infatti tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata al sequestro di persona e allo sfruttamento dellimmigrazione clandestina i 13 nordafricani arrestati dagli investigatori della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Milano con la collaborazione dei colleghi della Dda (Direzione distrettuale antimafia), della questura di Crotone e di quella di Lodi, Roma, Palermo e Caltanissetta.
Lorganizzazione, grazie ai contatti con alcuni trafficanti libici, aveva messo in piedi un sistema facile per far soldi alle spalle di quei sudanesi che, in fuga dal loro paese in guerra, riuscivano a raggiungere le coste calabresi e venivano ospitati nel centro di prima accoglienza di SantAnna di Capo Rizzuto (Crotone). Una volta conquistata la fiducia dei clandestini fuggitivi, i malviventi fingevano di volerli aiutare disinteressatamente a evadere per poi,fuori dal centro, sottoporli invece a una nuova forma di schiavitù, la loro, nelle campagne crotonesi. Dove li tenevano prigionieri per qualche giorno in attesa che i famigliari italiani non sborsassero per liberarli tra i 500 e i mille euro.
Loperazione, durante la quale sono stati liberati undici ostaggi, rappresenta la parte conclusiva di unaltra identica inchiesta fatta dagli investigatori milanesi lo scorso dicembre. «Allora il fenomeno non venne estirpato del tutto -. spiega il vicequestore aggiunto Maria Josè Falcicchia che coordina la sezione di criminalità organizzata della Mobile e che ieri si trovava a Catanzaro dove il pm Luigi De Magistris ha ottenuto i fermi - Stavolta è emerso ancora più chiaramente il ruolo centrale della cellula milanese dellorganizzazione. Che, qui a Milano, aveva anche una florida stamperia di documenti falsi in via Bernardino Verro».
Sei dei 13 arrestati - tra cui il capo dellorganizzazione, il marocchino 30enne Jussef Bouzaidi e il sudanese Jaja Bedi, 26 anni, sfuggito alle catture della prima inchiesta - infatti sono stati arrestati proprio sotto la Madonnina. Da qui Bouzaidi coordinava gli uomini che, in zona Romolo-Tibaldi, incontravano i famigliari dei rapiti per ritirare le somme dei riscatti e inoltre dirigeva la produzione di falsi permessi di soggiorno, carte didentità e patenti della stamperia.
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