Il Garante soccorre il Prof: «Giusto il decreto Bersani»

Il presidente Catricalà: «Se il Paese realmente cambia, le speculazioni ingiuste diventano molto più difficili»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Pieno appoggio al governo sulle liberalizzazioni e un invito a fare ancora di più introducendo il privato nella pubblica amministrazione e resistendo alla pressione delle lobby. La relazione annuale del presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, presentata ieri alla Camera, ha rappresentato un intervento in chiaro stile montezemoliano. E non a caso la citazione iniziale è stata riservata alla «concorrenza come bene pubblico» (stesso titolo del contestato convegno di Confindustria di Vicenza) e «come leva per lo sviluppo» e un plauso è stato rivolto alle «coraggiose sfide confindustriali».
Non è un caso che dopo gli apprezzamenti del premier Romano Prodi («Mi fa piacere che tra i passi in avanti sia stato citato ripetutamente il nostro decreto») e del ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani («Un incoraggiamento molto forte») sia stato proprio il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo a lodare pubblicamente Catricalà. «Siamo contenti - ha dichiarato - che la concorrenza sia finalmente tema centrale per il Paese».
Ma cosa ha detto di nuovo il presidente dell’Antitrust? Ha centrato la sua relazione proponendosi ancora una volta come paladino del cittadino utente, ma proprio nel momento in cui il governo ha maggior bisogno di appoggio contro le proteste delle categorie colpite dal decreto Bersani. «L’Autorità - ha ribadito il presidente - ha apprezzato i recenti, sia pure parziali interventi riformatori. Se il Paese realmente cambia, le speculazioni ingiuste diventano molto più difficili».
Per corroborare la tesi secondo la quale le liberalizzazioni sono necessarie per difendere i consumatori, Catricalà ha proposto un lungo elenco di casi affrontati dall’Antitrust ricordando che dal primo gennaio 2006 l’Autorità ha già erogato sanzioni per complessivi 668 milioni di euro. E ha ricordato gli effetti sul mercato dell’azione a tutela della concorrenza: dall’abbassamento dei prezzi del latte in polvere all’apertura del mercato della posta ibrida fino all’obbligo per l’Eni di dotarsi di infrastrutture che consentano di importare più gas.
Ma il presidente dell’Antitrust si è spinto oltre. Servono «forme alternative di svolgimento del praticantato» per abbattere le barriere di ingresso alle professioni, ha detto Catricalà. Bisogna rivedere i sistemi di incentivazione alla produzione di energia pulita che pesano sui consumatori per 3 miliardi di euro e «sciogliere i legami proprietari tra enti territoriali e società di gestione». Il settore della pubblica amministrazione deve essere «liberalizzato e privatizzato» perché il back office (le funzioni burocratiche) assorbe il 43% delle risorse.
Dopo aver bacchettato le banche su conti correnti e servizi bancomat, Catricalà ha toccato anche il settore media e il calcio. «Le collaborazioni tra imprese dotate di particolare forza di mercato non devono produrre effetti restrittivi», ha sottolineato riferendosi al nascente mercato della tv sul telefonino. Per il presidente la vendita dei diritti tv delle partite, inoltre, va ripensata secondo una distribuzione più equa delle risorse.


In serata è giunto anche un invito a Prodi & C. a liberalizzare anche le tariffe taxi fissando solo tetti massimi. «Gli enti regolatori devono resistere alla pressione delle lobby», ha concluso Catricalà. Palazzo Chigi ha un alleato in più.

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