L'ultimo scontro tra Israele e Hamas ha avuto, come effetto collaterale, anche l'aumento dei viaggi della speranza verso l'Europa da parte di molti giovani della Striscia di Gaza, disposti a tutto pur di lasciare quella terra martoriata. Una parte dei soldi dati dall'Autorità nazionale palestinese per la ricostruzione (denaro elargito per iniziare a rimettere in sesto le abitazioni distrutte), infatti, viene impiegato dai capifamiglia per pagare gli scafisti. Le famiglie palestinesi pagano quel poco che hanno pur di far arrivare i loro figli più giovani (prevalentemente adolescenti) in Europa. Da Gaza si è venuto a creare un flusso incessante verso l'Egitto: alcuni attraverso i tunnel usati dai contrabbandieri, altri invece passano dalla dogana corrompendo i gli addetti alla sorveglianza al valico di Rafah. Dati ufficiali non esistono ma secondo alcune organizzazioni che operano nella Striscia di Gaza sarebbero almeno un centinaio le persone partite per l'Europa e di cui si sono perse le tracce. A questi bisogna aggiungere quelli che hanno intrapreso il viaggio ma di cui si sono perse le tracce: molti sono arrivati a destinazione ma non hanno fornito dettagli sul loro viaggio, altri invece sono rinchiusi in qualche posto isolato (appartamenti o capannoni) in attesa di essere imbarcati sul primo barcone disponibile per la traversata. Il luogo di partenza di molti barconi sarebbe il porto di Damietta, sul Mediterraneo (delta del Nilo), circa 200 km a nord del Cairo. Per arrivarci, una volta oltrepassato il valico di Rafah, ci vogliono circa quattro ore di auto.
Due giovani sopravvissuti alla strage di profughi della scorsa settimana, compiuta da scafisti egiziani, ha ammesso di non provenire dalla Siria ma di essere fuggiti proprio da Gaza, dopo aver buttato i documenti. Insieme a loro, hanno raccontato, c'erano donne e bambini, in gran parte provenienti dalla Siria, ed anche molti palestinesi.
Alcuni alti esponenti di Fatah, in Cisgiordania, puntano il dito contro Hamas, dicendo che il gruppo islamista palestinese sarebbe coinvolto nel traffico dell’immigrazione clandestina. Citati d Wafa, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Anp, forniscono anche il costo della fuga: chiunque tenta di raggiungere l’Europa è costretto a pagare 3.500 dollari. Le cifre da sborsare sono difficilmente verificabili. Qualcuno parla di duemila dollari solo per scappare attraverso un tunnel, altri dicono che sono sufficienti 400 dollari, una somma sicuramente molto più abbordabile. A far crescere il prezzo finale ovviamente c'è il viaggio via mare, su imbarcazioni di fortuna. E in certi casi si devono fare più trasbordi, con vere e proprie staffette in mare organizzate da chi gestisce i traffici di esseri umani per cercare di sviare i controlli radar, tentando di far passare i barconi per normali pescherecci.
Nelle operazioni sarebbero implicati anche alcuni trafficanti
egiziani del Sinai. L’esodo dei palestinesi in fuga da Gaza sarebbe legato sia a ragioni di natura economica sia alle fortissime pressioni che coloro che non appartengono al gruppo islamista sono costretti a subire da Hamas.
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