Londra - Lezioni di sesso obbligatorie nelle scuole inglesi, per gli alunni dagli undici anni in su. E non si parlerà soltanto di mera riproduzione, ma i più grandi affronteranno anche temi più complessi e controversi come l'aborto, l'Aids e i matrimoni gay. Sta già facendo discutere la riforma dell’educazione sessuale insegnata a scuola annunciata dal governo già lo scorso ottobre per «aiutare i ragazzi delle scuole elementari e secondarie a navigare nelle complessità della vita moderna» assicurandosi nel contempo che gli alunni possano apprendere le prime nozioni sul sesso nell'ambito di una classe anziché dai compagni di gioco.
Ma quest'importante revisione è soprattutto il risultato di una campagna educativa voluta dalle organizzazioni per la salute sessuale, convinte che la scuola possa contribuire con i suoi corsi ad abbassare il numero delle gravidanze tra gli adolescenti, che in Inghilterra è il più alto d'Europa.
Il nuovo insegnamento sarà obbligatorio dal 2011, con significative differenze tra le scuole laiche e quelle religiose. A quest'ultime, infatti, sarà consentito di insegnare l'educazione sessuale nell'ambito di un contesto che tenga conto dei valori morali impartiti dalla propria fede. Questo significa per esempio che alcune scuole potrebbero spiegare che per la loro religione l'uso del preservativo è considerato peccato e altri giudizi morali potrebbero venir emessi su argomenti delicati come le unioni gay.
I genitori avranno inoltre il diritto legale di non far frequentare le lezioni ai propri figli nel caso non le ritengano opportune, come già accade adesso per le lezioni non obbligatorie. Ed è proprio su queste opzioni che si sta sviluppando il dibattito maggiore. Le organizzazioni per la salute sessuale ritengono, infatti, che offrire alle famiglie la possibilità di scegliere se il figlio deve o no frequentare le lezioni sia una violazione dei diritti dei ragazzi. E i rappresentanti dell'Associazione per la pianificazione familiare pensano sia molto pericoloso permettere che alcune scuole interpretino la materia a modo loro.
«Sesso e religione non sono incompatibili - dice la direttrice dell'organizzazione Julie Bentley -, ma alle scuole non dovrebbe essere consentito interpretare i concetti della materia. Potrebbero infatti raccontare ai ragazzi che la contraccezione non è una questione di scelta, ma è semplicemente qualcosa di sbagliato. Vorremmo quindi l'assicurazione da parte delle autorità che nel momento in cui l'insegnamento diventerà obbligatorio, in tutte le scuole l'educazione sessuale verrà impartita in modo responsabile e etico».
«I ragazzi devono comprendere che esiste una legge che ti permette di far uso di anticoncezionali o di sottoporti ad un aborto - ha aggiunto Simon Blake, direttore nazionale dell'associazione Brook - ma possono venir informati che per alcune persone tutto
questo non è giusto». Soddisfatti invece gli educatori cattolici per l'opzione educativa offerta dalla riforma e ritenuta «un diritto fondamentale in una comunità in cui i primi educatori sono i genitori e non lo Stato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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