Gelo negli Stati Uniti, in Brasile è gran festa

Erano tutti pronti per la festa, a Chicago. Pronti a festeggiare la vittoria dei Giochi olimpici del 2016, portata come dono da un presidente che viene proprio dalla città del Midwest, «la più americana di tutte» le metropoli statunitensi, come aveva declamato Obama ieri mattina, assieme alla giallo-vestita moglie Michelle. E invece a fare festa è tutto il Brasile, visto che a trionfare è stata Rio de Janeiro, che ha battuto Madrid 63 a 32.
Anzi, tutta l'America latina, visto che, dopo Sydney 2000, è appena la seconda volta che i Giochi scendono sotto l'equatore. Quasi una risposta dei Paesi in via di sviluppo all'invito del presidente Lula, anche lui a Copenaghen come Obama, che aveva chiesto che i Giochi si svolgessero sempre più negli Stati emergenti. Una risposta accolta a Rio con un'esplosione: non solo di gioia da parte delle decine di migliaia di brasiliani in festa sulle spiagge, ricoperte da una bandiera grande 2200 metri quadri e pesante 800 chilogrammi con la scritta «Rio loves you», ma anche dei fuochi d'artificio lanciati nell'aria nonostante l'annuncio sia arrivato di giorno. E con le lacrime, di commozione, di Pelè durante il «carnevale» scoppiato fuori stagione.
Eppure, durante la giornata, sembrava di vedere di nuovo l'Obama dell'insediamento, sicuro, infallibile. Qualcosa è andato storto e Chicago, che doveva essere la favorita, è uscita al primo turno delle votazioni del Cio, con appena 18 voti. Proprio quel primo turno che preoccupava Pat Ryan, il presidente del comitato promotore dei Giochi made-in-Usa. A raccontarlo, in diretta tv nazionale, la congressista Jan Schakowsky, appostata al Washington Plaza della Wind City assieme a migliaia di cittadini pronti a festeggiare. «Sono davvero scioccata - ha raccontato alle televisioni -. Pat Ryan era preoccupato per la prima votazione, quando tutti avrebbero dato il voto al proprio continente, anche chi alla votazione successiva era pronto a votare Chicago. Sono scioccata e scommetto che parecchi delegati del Cio lo saranno altrettanto. Sono convinta che pensassero di avere una seconda opportunità». Un'incredulità condivisa anche dal simbolo sportivo della città dell'Illinois, Michael Jordan, due volte oro olimpico e stella indimenticabile dei Chicago Bulls, la franchigia di basket della metropoli. «Non posso crederci, onestamente. Sapevamo che ce la giocavamo con altre ottime candidature ma non posso crederci che siamo usciti al primo voto - ha detto -. Hanno fatto tutto il possibile ma non ce l'abbiamo fatta. È un peccato, Chicago è un posto stupendo dove fare sport.

Mi dispiace per tutte quelle persone che speravano nelle Olimpiadi per poter tornare al lavoro».
Festeggia il comitato «No Games», formato dai cittadini di Chicago contrari ai Giochi. «È una buona cosa: ora ci aspettiamo un piano B per dare risposte alla crisi economica in cui versa la città».

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