"La gelosia di Charlus" è l'autoritratto di Proust

Dai "Cahiers" emerge la genesi di un grande personaggio. E i tormenti del suo autore

"La gelosia di Charlus" è l'autoritratto di Proust
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In un trattatello sulla fenomenologia delle «zie» (le chiama proprio così, «tantes», come l'amato-odiato Balzac), Marcel Proust scrive, a proposito della «zia» poeta, ovvero, senza nominarlo, Oscar Wilde: «obbligato a travestire i suoi sentimenti, a cambiare le sue parole, a mettere al femminile le sue frasi, a trovare ai suoi stessi occhi delle scuse per le sue amicizie e per le sue collere, più infastidito dalla necessità interiore e dal suo vizio che gli ordinano imperiosamente di non credersi in preda a un vizio che dalla necessità sociale di non lasciar vedere i suoi gusti». È un ritratto, ma soprattutto è un autoritratto. Involontario, ma perfetto.

Il trattatello è una fra le molte gemme nascoste (esponendole soltanto a se stesso come esercizi preparatori) nei Cahiers, proustiani, per la precisione il numero 7 e il numero 6. Risale al luglio del 1909, ed è la «prima stesura delle pagine celebri di Sodoma e Gomorra I», scrive Mariolina Bertini, la grandissima proustologa che li ha tradotti, insieme ad altri, in La gelosia di Charlus e altri scritti dai Cahiers (Nuova Editrice Berti, dal 6 settembre, pagg. 134, euro 16). Inutile girarci intorno: occorre parafrasare l'affermazione attribuita, calcando un po' la mano, a Flaubert e dire che M. de Charlus (qui ha anche altri cognomi)... c'est lui. Sì, quella «zia» con «i suoi occhi da venditore di piazza», appartenente alla genia dei «leviti del vizio» affetti da una «malattia incurabile», quel «fuori-natura» tutto preso a cercare la «faunessa segreta» che si cela negli uomini, è anche Marcel Proust. Ancora nel suddetto trattatello, ecco la pennellata che ci offre le motivazioni psicologiche del machismo esibito quale maschera e travestimento da molti uomini e oggi in voga nei locali alla moda, in televisione, sui social: «La menzogna nella quale è costretto a vivere in mezzo agli altri vive con lui, in lui stesso, perché, essendo donna, è obbligato per piacere a sé stesso a credersi uomo». Ci siamo permessi di aggiungere i corsivi.

Morale, i quaderni di Proust sono 75, fanno circa ottomila pagine e sono la Recherche della Recherche.

In La gelosia di Charlus e altri scritti dai Cahiers ne abbiamo avuto un assaggio e in questa pagina proponiamo un assaggio di questo assaggio. Se tanto ci dà tanto, siamo obbligati a campare quanto basta per leggerli tutti.

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