Gennaio potrebbe ancora essere un mese buono

Un ringraziamento a Giuliano Amato, entrato ormai nelle file degli «euroscettici-costruttivi» alle quali ci onoriamo di appartenere fedeli al nostro motto: «Sì all’Europa ma non a questa». Ogni quindici giorni sul Sole-24 Ore Amato porta con la sua arguzia, accortezza, pacatezza ed equilibrio tutti gli argomenti possibili per spiegare quello che l’Europa dovrebbe fare e troppo spesso non fa. Non ci ha detto «avevate ragione voi», ma ha riconosciuto da galantuomo che i «no» francese e danese alla Costituzione europea non erano casuali.
È un grande passo avanti, perché Amato rimane il più acuto e garbato dei nostri (ex?) avversari; tant’è che «gli altri» insistono in ogni occasione di aver fatto tutto alla perfezione, che euro ed Europa di Maastricht sono il paradiso (futuro?).
Una preghiera: riconoscere che se i cambi dell’euro fossero partiti dalla base di «un marco per un euro» la corsa dei prezzi in monete nazionali verso i nuovi prezzi in euro sarebbe stata «zero» per la Germania, e assai modesta per gli altri membri. Se Amato non può rispondere subito, lo faccia, per cortesia, quando la corsa al Colle sarà terminata.
Una considerazione su Antonio Fazio. Ne abbiamo avuto e ne conserviamo una grande stima, anche se contro tutti, o quasi. Lo conosciamo come uomo integro e non abbiamo motivo di cambiare opinione. Ha fatto certamente degli errori, ma veniali, con l’obiettivo, che non vogliamo giudicare nella sostanza, di rinforzare il sistema bancario italiano mettendolo in grado di competere con istituzioni internazionali forti e voraci. L’Europa sarà certamente bella, ma per ora l’Italia rimane più importante. Auguri, Antonio.
Infine una raccomandazione. Parlando di mercati abbiamo ricordato più volte che il ciclo economico e borsistico (come dimostra la Cina i due non coincidono sempre), che stiamo vivendo dal 2003, ha davanti almeno 12-14 mesi di vita. Ma conservare i titoli può premiare assai meno che portare a casa i profitti ottenuti sugli eccessi.
Sappiamo che è un mestiere da specialisti, e per questo suggeriamo sempre ai meno esperti di sottoscrivere fondi investimento «su misura», lasciando questo compito ai gestori. Non c’è bisogno di rimarcare che molti sono i segnali a breve di ipercomprato e di curve che si appiattiscono o si invertono (nuovi massimi sui nuovi minimi; titoli al rialzo su quelli al ribasso, eccetera). Non siamo comunque ancora allarmati. Non lo siamo soprattutto da segnali enfatizzati come quelli derivanti dall’inversione della curva dei rendimenti americani che in passato ha anticipato le ultime quattro recessioni. Come si fa a confrontare un 2005 con un 1980 o con un 2000 da bolla? Peggio con un 1982, anno addirittura di una svolta secolare al rialzo; si attenda almeno che le scadenze a breve (due anni) sopravanzino le scadenze a lungo (dieci anni) di almeno un punto e mezzo.
Gennaio potrebbe ancora essere un mese buono: grande liquidità internazionale, scadenze di importanti prestiti e cedole da reinvestire, utili Usa forse a sorpresa sulle attese a oggi non molto positive, possibili operazioni di fusione o incorporazione, già in parte in vista. A quel punto, calcolando i rialzi dal marzo 2005 anche solo dal novembre ci si renderà conto che siamo in presenza di resistenze che hanno bisogno di una pausa per essere violate.
Perciò una bella alleggerita al momento opportuno, con un’accelerata se il ribasso superasse il 5-6%, potrebbe migliorare di non poco le performance. Ricordiamo anche che il dollaro da anni registra un primo semestre di segno contrario all’anno chiuso (2005 uguale 1,36 contro euro); quindi 2005 forte, 2006 (primo semestre) debole; forse 1,26/1,30.

Poiché il «benchmark» non è un tabù e le coperture e i cambi sono di regolamento, amici gestori mettete più coraggio e indipendenza nel vostro operare. E nessuno si offenda dell’affettuosa raccomandazione del vecchio Zunino che più o meno tutti conoscete.

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