Genova bloccata sotto l’acqua? «Colpa di chi era in macchina»

Genova bloccata sotto l’acqua? «Colpa di chi era in macchina»

Paolo Pissarello, esibisce il cartellino giallo ai genovesi. Ammoniti, perché sulle strisce - gialle pure quelle - sarebbe meglio non passare. E su questo non ci piove. Però, quando piove, e tanto, diventa già difficile trovare l'asfalto.
«È un fatto che dobbiamo far acquisire ai nostri concittadini - spiega il vicesindaco, Paolo Pissarello, all'assemblea del consiglio comunale -: in queste situazioni i canali di emergenza, le strisce gialle, devono essere lasciati sgomberi. Così come gli incroci. I mezzi di soccorso sarebbero passati con maggiore facilità e sicuramente avremo potuto ridurre i disagi. Siamo riusciti a coordinare le operazioni solo in tarda serata, quando il traffico è tornato alla normalità».
Muovendosi (si fa per dire) per le strade intasate del ponente lunedì non era difficile notare che tutto il sistema era andato in tilt. Una situazione che andava ben al di là di corridoi di emergenza potenzialmente occupati. «300 millimetri di acqua caduti in poche ore, sono un evento straordinario - osserva il vicesindaco -. Una volta che si è bloccata l'autostrada, si è fermato tutto il resto». E i sottopassi allagati? I tombini divelti dalla furia delle acque? Le tubature esplose? A Tursi, di tutto questo, sembra essere arrivato ben poco. «Chiederemo lo stato di calamità naturale», annuncia Pissarello. Poi, i numeri. «Abbiamo schierato 100 volontari della Protezione Civile, 100 persone tra Aster, Municipi e Amiu, 200 vigili urbani - dice -. 16 autopompe, 10 pale meccaniche e 8 auto-spurghi, 4 dei quali prestati da società private». In consiglio comunale, intanto, si nicchia. Nessuna reazione all'intervento del vicesindaco: l'opposizione «annega» nel suo silenzio.
Parrucchieri Il regolamento del comune di Genova che riguarda parrucchieri e acconciatori, è stato congelato dal Tar.

Il «diverbio» nasce dalla possibilità, accordata ai parrucchieri che operano nei centri commerciali, di tenere aperta «bottega» anche la domenica e con orari diversi dai colleghi. Il Tar deve ancora pronunciarsi ma, l'assessore Vassallo, incontrerà le associazioni di categoria per rivedere un regolamento che sia più equo.

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