«Black comedy», ritmo e risate assicurate

Il padrone di casa, Massimo Chiesa, chiede al pubblico in sala di spegnere i telefonini. Ma non è il solito invito (più che dovuto) a non farli squillare a teatro. Stasera, oltre al silenzio, serve il buio, sono un rischio anche le lucine dei touch screen. Al Teatro della Gioventù, la commedia «Black comedy» di Peter Shaffer comincia con sei minuti di oscurità totale. Sei lunghissimi minuti in cui si sentono gli attori sul palco muoversi e parlare, ma non si vede nulla.
Una scommessa già dal debutto, nel 1965, questo testo del commediografo inglese Peter Shaffer, che rovescia le prospettive del racconto, non solo metaforicamente, ma anche fisicamente. In scena ci sono Brindsley Miller (interpretato da Carlo Zanotti) artista squattrinato che insieme con la fidanzata Carol (Viviana Altieri) aspetta l'arrivo di un collezionista miliardario interessato a una delle sue opere d'arte. Ma i due attendono anche il colonnello Melkett, padre di Carol, al quale sperano di far digerire il loro recente fidanzamento. Al buio totale i personaggi si muovono come se vedessero. Improvvisamente, quando la coppia ha già preparato la casa prendendo in prestito i mobili eleganti dall'estroso (e gelosissimo) vicino a sua insaputa, va via la luce. O, meglio, la luce si accende in scena, e il pubblico finalmente vede gli attori sul palco che si muovono però a mani avanti nel buio, che vanno a tentoni, brancolano immersi nell'oscurità dell'improvviso black out. Anche in ciò sta la loro bravura.
Di qui in poi si dipana un crescendo di situazioni comiche, dall'arrivo di ospiti inattesi come la vicina Miss Furnival, impersonata da una portentosa Daria D'Aloia (la cui ubriacatura è esilarante) finalmente chiamata dalla regista Eleonora d'Urso a un ruolo che riesce a far emergere la straordinaria vena comica dell'attrice, o il vicino, un Giovanni Prosperi, che senza nulla togliere agli altri è semplicemente strepitoso, e alla fine il più acclamato dal pubblico. Bravissimi anche l'instancabile Carlo Zanotti, un Brindsley coi fiocchi e Marco Zanutto, il teutonico colonnello Melkett, che si trova talvolta suo malgrado a impartire ordini perentori al muro.
Anche questa volta «The Kitchen Company» ha fatto centro interpretando con ritmo e grande feeling fra gli attori una commedia non facile, già prova dura per calibri del passato. Il testo richiede ritmo serrato e sintonia tra gli attori in scena, che devono recitare e muoversi «al millimetro». Bella la regia della d'Urso, con incastri di passaggi esilaranti.

Bravi tutti gli interpreti compresi Barbara Alesse-Clea, ex fidanzata di Brindsley (o forse no?) e Luca Sannino. Sicuramente uno spettacolo da vedere, le repliche fino al 9 giugno.
Come ama dire Massimo Chiesa: «se vi piace ditelo a tutti». Noi aggiungiamo che non li deluderete.

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