Il commercialista che ha inventato la «non dichiarazione»

A due giorni dal blitz che, nello spezzino, ha portato alla liberazione dell'imprenditore Andrea Calevo ed all'arresto dei primi quattro membri della banda di sequestratori il lavoro degli inquirenti prosegue e le indagini vanno avanti. Qualcuno, i più giovani, di questa banda di pericolosi balordi inizia a parlare e ci si rende conto dell'approssimazione che questi criminali avevano nel gestire un'azione così complessa, incapacità che per fortuna non è sfociata in episodi di gratuita violenza, visto che le armi non mancavano. In un vano dello scantinato dove è stato segregato Calevo, gli inquirenti hanno infatti trovato una pistola Glock giocattolo modificata per sparare proiettili veri e un fucile a canne mozze.
E che non fossero all'altezza di gestire la situazione, se ne stavano rendendo conto gli stessi sequestratori, visto che da questa seconda fase d'indagine emergono dei sommari rapporti tra il «capo», Pierluigi Destri, e un secondo più radicato gruppo criminale che avrebbe avuto interesse al sequestro dell'imprenditore. In pratica Destri, a quanto emerge da fonti investigative, stava pensando di «vendere» l'ostaggio a criminali più seri e capaci della banda di bulli ragazzini che si era costruito attorno. In queste ore gli investigatori stanno infatti vagliando una serie di tracce che ricondurrebbero ad un altro sodalizio criminale. Intanto, sentito dagli inquirenti, Pierluigi Destri non ha risposto alle domande del giudice durante l'interrogatorio di garanzia, così come hanno fatto Davide Bandoni e Fabijan Villa. Ma a parlare ci pensa il più giovane, Simon Halilaj (un ventenne con la faccia spaurita che non si rende ancora conto della gravità della situazione).

Halilaj, che di professione è un manovale muratore, ha riferito ai giudici di aver partecipato solo alla fase iniziale, in pratica la rapina ed il rapimento in villa, pensando però che tutto si concludesse in poche ore e che il Calevo fosse stato liberato subito.

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