LE COSE PERDUTE

In tema di cose perdute, penso che tra pochi giorni molti genovesi torneranno sul Monte Figogna in occasione della ricorrenza della Madonna della Guardia, e allora, come non ricordare la vecchia «guidovia» che da San Quirico portava al Santuario risalendo in tortuoso percorso le pendici del Figogna? Era un veicolo con motore a scoppio e ruote gommate, ideato nella ditta Alberto Laviosa di Piacenza, che correva su due binari paralleli in cemento con guida in acciaio. L'opera fu realizzata dai Fratelli Corazza di Salsomaggiore e fu inaugurata il 29 luglio 1929. Tuttavia il primo progetto risaliva a oltre trent'anni prima. Con essa si poteva salire da San Quirico agli 800 metri del Figogna in circa tre quarti d'ora, e sino al 1967 trasportò, si calcola, almeno quattro milioni di pellegrini al Santuario. La costruzione della strada carrozzabile, che fu asfaltata nel 1964, ed il diffondersi delle auto, decretò la lenta agonia di questo mezzo di trasporto, anche se oggi c'è chi ne ripenserebbe una moderna riedizione. La sua definitiva cessazione risale al 31 ottobre 1967.
Ma restando in tema di trasporti come non ricordare, per noi del Levante, la mitica «Lazzi» rossa, che, prima, ci ha portato a scuola, poi a trovare la ragazza, poi al lavoro. Questa ditta fiorentina, inizialmente «Lazzi & Govigli», iniziò a gestire le linee extraurbane del Levante ligure nel 1934, prima tra Genova e Sori, poi sino a Canepa ed infine sino a Recco. Negli anni Cinquanta il trasporto con la «Lazzi» ebbe il suo picco: le corse avevano frequenze fittissime e quelle festive superavano addirittura quelle feriali. Il declino venne con la motorizzazione di massa e con il passaggio, nel 1980 alla AMT.
E il treno? Qualcuno ne ha già diffusamente parlato in questo contesto, ma mi piace ricordare ancora qualche particolare, oggi ormai scomparso. Come la lavagnetta collocata sulla porta del capostazione sulla quale erano segnati col gessetto i minuti di ritardo del primo treno in arrivo. Il campanello che alcuni minuti prima dell'arrivo del treno suonava preannunciandolo. O ancora il portabagagli: a Bogliasco lo fu per una vita, sulle orme del padre, Gino Crovetto (Baccan); lo ricordo ancora con il carro a mano col quale trasportava bagagli e merci, poì, sul finire degli anni Cinquanta venne il motocarro Ercole della Guzzi.
E, nei paesi, tra le figure scomparse, non possiamo dimenticare il «pedone». A Bogliasco era Pietro Casassa (Piê de Carmelin). Ogni mattina attraversava la via principale, carico di due, tre valigie, facendosi annunciare da un fischio (che ancora ho nelle orecchie): chi necessitava di qualche commissione a Genova, scendeva in strada, commissionandogli, che so, l'acquisto di una serie di bottoni, la vidimazione o il ritiro di qualche certificato, l'acquisto di un libro che a Bogliasco non si trovava, la riparazione di un attrezzo, e così via. Pietro annotava tutto, poi prendeva il treno ed alla sera tornava con quanto richiesto. Anch'egli col tempo, si motorizzò, e negli ultimi anni lo si vedeva passare con l'Ape 50 ed il suo piccolo carico. Terminò il suo lavoro negli anni Settanta, ma in tempi di crisi come oggi, qualche ragazzo senza lavoro potrebbe riproporsi come novello «pedone»; non escludo che possa fare affari.
Concludo con un ultimo flash: ricordo il vigile che, a Genova, sul «carosello» della Questura dirigeva il traffico su una pedana rotonda in legno dipinta a strisce bianconere e poi, sempre a proposito di vigili urbani, la «Befana del Vigile», quando il sei gennaio cittadini e commercianti portavano ai vigili i loro doni: il pandolce, la bottiglia, il torrone.

Nel giorno dell'Epifania nelle piazze principali di Genova, ma ricordo anche nel mio paese a Bogliasco, il vigile addetto allo scarso traffico veicolare si trovava circondato da una pila di doni e regali offerti, forse, anche con il segreto intento di accattivarseli. Questa usanza, sorta nel periodo fascista, non ebbe, però, lunga vita. Nel giro di pochi anni, forse negli anni Sessanta, così come era apparsa, uscì di scena senza una motivata spiegazione.

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