«No all'Imu sulla prima casa! I liguri sono stati i più tartassati, la prima rata era fra le più alte in Italia. Ma diciamo no, forte e chiaro, anche all'Imu sui terreni agricoli, che mortificano tanti piccoli operatori della nostra regione!»: Sonia Viale, segretario nazionale Lega Nord Liguria, comincia dalla tassa iniqua sull'abitazione il «decalogo» dei provvedimenti da attuare in Parlamento nella prossima legislatura. La lista aperta dal «no» all'Imu è un vero e proprio programma elettorale vincolante per tutti i candidati del Carroccio. I quali circondano e assecondano, nella sede di via Macaggi, la «donna forte» investita direttamente dal leader Roberto Maroni del compito di mettere ordine nel partito a livello locale e rilanciarne la proposta politica. Lo fa, Sonia Viale, in nome dell'indispensabile rinnovamento in un territorio dove la Lega ha subìto forse meno che altrove il peso degli scandali, ma in cui ancora bruciano gli effetti dello sconquasso compiuto dall'ex tesoriere Francesco Belsito.
Sonia Viale, dunque, snocciola in successione «i dieci punti per la Liguria»: no al redditometro scritto da Monti, sì invece al calo delle tasse per la crescita del Paese; difesa dell'industria tecnologica ligure; sviluppo del turismo come prima industria regionale («anche tramite la detraibilità dell'Imu per gli alberghi e l'Iva agevolata per le attività ricettive»); autonomia portuale; sospensione del patto di stabilità per i Comuni sotto i 5mila abitanti; salvaguardia del lavoro delle imprese locali e dell'occupazione giovanile; maggiori risorse alla sanità («il governatore Burlando - sibila Sonia Viale - ha fatto un autogol premiando come suo vice l'assessore alla Salute Montaldo»); infine, lotta alla criminalità organizzata. E alla domanda del Giornale per sapere quali, fra i dieci punti, sia la vera priorità, lei non ha dubbi: «Non c'è un ordine di importanza - replica -, sono tutte misure essenziali e urgenti, purtroppo. Grazie al governo Monti. Ma se dovessi dire, mi pronuncerei, come urgenza, per il no all'Imu prima casa e il sì alla riduzione delle tasse. Semplicemente, per rimettere al più presto in moto la fiducia e lo sviluppo del Paese». E aggiunge: «In questo senso, la Liguria non deve più guardare a Roma, quello ha decretato il suo declino. Questa terra è ricca e può offrire tanto, ma deve guardare alla macroregione del Nord», anche, ovviamente, trattenendo il 75 per cento delle tasse prodotte dai suoi cittadini.
Aggiunge Paolo Cenedesi, segretario amministrativo del Carroccio e candidato alla Camera: «Deve finire il concetto della Liguria assistita, che va a Roma con il cappello in mano a chiedere fondi. Con le risorse prodotte dai liguri possiamo realizzare le infrastrutture che servono». Incalza Bruno Ferraccioli, segretario organizzativo del partito e anch'egli candidato per Montecitorio: «La Liguria è stata letteralmente massacrata dal Governo Monti, con questo voto dobbiamo e possiamo reagire». Si galvanizzano gli altri candidati. Che sono, per la Camera, dopo la capolista Viale, Ferraccioli e Cenedesi, nell'ordine Massimo Arecco, Gianmarco Medusei, Vittorio Mazza, Federico Bertorello, Stefano Mai, Adriano Ragni, Milena Cesarina Pizzolo, Paolo Ripamonti, Stefania Pucciarelli, Tomas Arbustini, Silvana Ramorino, Samanta Canevari e Livia Piazzi. Per il Senato: Giulio Tremonti, Guido Bonino, Giancarlo Di Vizia, Franco Senarega, Mariano Porro, Assunta Pontillo, Nadia Fadel e Marisa Granello. Conclude ancora Sonia Viale: «La Lega si è buttata alle spalle un momento molto difficile che altri partiti vivono soltanto adesso, come dimostrano gli scandali che coinvolgono Idv e Pd.
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