Genova e Liguria sempre più lontane dal resto d'Italia

(...) del resto d'Italia - si vede che è molto più alto. E questo, trattandosi di un partito che fa del no alle infrastrutture uno dei primi punti programmatici, in una città e in una regione che rischiano di morire per la mancanza di infrastrutture (e se in qualche modo e in qualche caso si possono non condividere, ma provare a comprendere le motivazioni del no alla Gronda, quelle contro il Terzo Valico sono surreali), fa riflettere. Così come fa riflettere anche il fatto che Pd e Sel - pur perdendo caterve di voti - prendano comunque il premio di maggioranza, con un voto in assoluta controtendenza rispetto a quello del resto d'Italia e, in particolare, del resto del Nord.
Ora, se pensate che - sommati insieme - Pd, Sel, Cinque Stelle, Rivoluzione Civile di Ingroia e Partito comunista dei lavoratori, fanno più del settanta per cento dei voti di Genova e della Liguria e li confrontate con il resto d'Italia e soprattutto del Nord, capite che viviamo in un mondo a parte. So che lì dentro ci sono mele e pere. Ma è tutto un mondo conservatore, dove il tempo si è fermato, dove si vota spesso per riflesso condizionato. Un mondo che, però, rischia di morire schiacciato su se stesso, senza capire l'innovazione e lo sviluppo. Senza dare spazio alle realtà produttive, chiuso nella difesa di piccoli privilegi o di egoismi locali. Fidatevi: per chi ha dei figli o per chi non vuole limitarsi al tran tran quotidiano, è una prospettiva quasi drammatica.
E sapete qual è la cosa surreale? Che a garantire questa realtà sono, ad esempio, i (pochi) voti a Giannino e a Fare per Fermare il declino, il partito che più di tutti, a parole, si proponeva di ribaltare questo stato di cose. L'abbiamo detto e scritto più volte, anche perchè in quello schieramento abbiamo anche cari amici e lettori, a partire dal bravissimo Alberto Clavarino. Ma il voto a Giannino, come volevasi dimostrare, è stato il più grande regalo possibile immaginabile a questo tipo di sinistra e di conservazione, togliendo (almeno nel momento in cui scriviamo) il premio di maggioranza nazionale al centrodestra alla Camera, per darlo a Vendola e Bersani. Grandissimo risultato. Splendido capolavoro di liberalismo.
Il secondo dato, stavolta, in continuità con quello registrato a livello nazionale è il flop di Monti e dei montiani. Si sono presentati come quelli che avrebbero spaccato il mondo, salvando l'Italia, e sono stati distrutti loro.
Il resto dell'analisi, ovviamente, va fatto sul centrodestra. Che, a livello nazionale, è il vero vincitore delle elezioni, forse ancor più dei Cinque Stelle. Ma quella vittoria è merito solo ed esclusivamente di una persona: Silvio Berlusconi. «Unicamente ed esclusivamente» sono i due avverbi scelti da Sandro Bondi, senatore mezzo ligure - luneziano di quella terra di mezzo fra la Liguria, l'Emilia e la Toscana, per la precisione - per fotografare la situazione. «Un miracolo» per Daniele Capezzone. Perfetti: unicamente ed esclusivamente un miracolo di Berlusconi. E, alla luce di questo risultato, fanno ridere ancor di più le critiche alle liste liguri. Ma di che stiamo parlando? Berlusconi ha deciso di candidare in Liguria un principe del giornalismo come Augusto Minzolini? I voti li ha presi lui ed ha fatto benissimo. Berlusconi ha deciso di candidare alla Camera un signore che probabilmente non ci tornerà mai come Giorgio Lainati? Non è la mia candidatura preferita, ma i voti li ha presi lui ed è lecito che i nomi li scegliesse lui.
Ma davvero c'è qualcuno che pensa che se fosse stato candidato in un posto migliore Michele Scandroglio (per non dire nemmeno del peggiore della lista, anzi) o fosse stato messo in lista il senatore Franco Orsi la cui ricandidatura, a un certo punto, sembrava un problema di vita o di morte, o - addirittura - fosse stata rispolverata la candidatura di Claudio Scajola, come chiedeva qualcuno, il Pdl in Liguria avrebbe preso caterve di voti in più? Se Berlusconi non li ha voluti in lista o collocati in posizioni migliori, evidentemente aveva le sue ragioni, che non sta a me valutare. Dico solo che i voti li ha presi Berlusconi e solo Berlusconi. Poi, certo, ci sono candidati come Sandro Biasotti o Roberto Cassinelli che ne hanno portati dei loro, ma si parla di poche migliaia di voti d'opinione, che difficilmente spostano gli equilibri.
Può piacere o non piacere. Ma il succo delle elezioni e del voto del centrodestra è tutto qui. Poi, certo, la balcanizzazione del Pdl ed il fatto che in molti abbiano speso più energie per attaccare i loro colleghi piuttosto che gli avversari, ha fatto il resto, portando a un risultato inferiore a quello nazionale. Del resto, se c'è gente che passa la vita ad attaccare il proprio partito anzichè i partiti che si contrappongono al proprio partito, evidentemente c'è qualcosa che non funziona.
Ho scritto, e ribadisco volentieri che l'esempio giusto per tutti l'ha dato il senatore Luigi Grillo, il secondo Grillo vincitore comunque delle elezioni. Perchè, nonostante non fosse candidato, ha fatto campagna ventre a terra in tutta la regione, non perdendosi un appuntamento e macinando chilometri e voce per il proprio partito. L'ha fatto perchè pensa di avere altri incarichi in futuro? Può essere. Ma l'ha fatto.
Quello che è certo è che chi non l'ha fatto, non credo abbia più diritto di cittadinanza ai vertici del Pdl o in ruoli istituzionali. Per alcuni mi spiace, visto che in qualche caso si tratta di cari amici e di persone che rispetto e stimo. Ma se si sta in un partito, soprattutto se quel partito ti ha dato tutto (cariche, soldi, visibilità, fama, potere), si rispetta quel partito anche nel momento in cui prende delle decisioni che si ritengono sbagliate. Ma, ribadisco, boicottare questo Pdl è stato come boicottare Berlusconi. Ha detto benissimo, proprio nell'intervista al Giornale su queste pagine, Augusto Minzolini: «La politica è fatta di ideali. Se la riduce a una questione di una poltrona data o non data...».
Poi, è chiaro, non siamo nel migliore dei Pdl possibili. E credo che, al di là di tutto, vada fatto un repulisti totale di chi ha incarichi apicali, di una corrente o dell'altra, azzerando tutto. Per poi ricomiciare da zero. Con una nuova classe dirigente giovane, pulita, colta, che non viene da altre ere politiche.

Il che non significa cupio dissolvi buttando il bambino con l'acqua sporca, ma certo significa ripartire passando un colpo di spugna sui (brutti) ultimi anni.
Vedete, da questo osservatorio, ascolto ogni giorno tantissimi elettori di centrodestra. Meritate, meritiamo, molto di più.

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