I liguri alle grandi manovre per votare il nuovo presidente

(...) E, nell'articolo 85, al secondo comma, si aggiunge: «Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo presidente della Repubblica».
Insomma, ci siamo. Il problema, però, è che il patto nazionale dei presidenti dei consigli regionali è tutt'altro che blindato o cogente nei confronti di tutti. E in Liguria ci si mette pure il fatto che nè nello statuto regionale, nè nel regolamento c'è alcun riferimento alle modalità o a regole per l'elezione dei delegati. Insomma, in via teorica, purchè sia «assicurata la rappresentanza delle minoranze», può essere eletto anche un non consigliere regionale. E, oltre che una scelta degna di entrare nei libri di diritto costituzionale, qualcosa di straordinario, sarebbe anche un bel segno di apertura alla società civile, un atto rivoluzionario per dare un bel segnale dopo tutte le vicende, certo non esaltanti, di cui è stata protagonista la Regione negli ultimi mesi. E il mio appello in tal senso è rivolto a tutti, maggioranza e minoranza.
Magari è pretendere troppo. Ma, a mio parere, sarebbe una straordinaria idea. Nel frattempo, facciamo un viaggio storico nella scelta dei delegati regionali della Liguria. Che, ovviamente, parte solo dall'istituzione delle Regioni nel 1970. Quindi, precedentemente, insieme a deputati e senatori, votarono solo i rappresentanti di Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta, Regioni a statuto speciale, a cui poi si aggiunsero quelli del Friuli-Venezia Giulia.
Nel 1971, i primi tre liguri: Canepa, Castagnola e Dagnino, per cui la permanenza a Roma fu lunghissima: tredici giorni e addirittura ventitrè scrutini dal 9 al 24 dicembre per arrivare all'elezione di Giovanni Leone. Sette anni dopo, nel 1978, si votò per sedici scrutini dal 29 giugno all'8 luglio. Liguri mandati dalla Regione tre (Cuocolo, Landi e Carossino), ligure eletto al Colle uno: Sandro Pertini da Stella.
Nel 1985, di fronte a precedenti simili, Fausto Cuocolo - ancora lui, unico caso di bis, ma era Cuocolo e se lo poteva permettere - Piermario Villa e Armando Migliotto si erano preparati valigie pesantissime e fornitissime. Ma non servirono, perchè quella vota Francesco Cossiga fu eletto al primo scrutinio e i tre tornarono subito a casa. Altri sette anni e altro tour de force. Perchè nel 1992, dal 13 al 25 maggio, servirono addirittura sedici scrutini per avere un Capo dello Stato e tutti ci ricordiamo la situazione tragica in cui ci si arrivò, fra stragi e bombe, prima di arrivare al nome «salvifico» di Oscar Luigi Scalfaro, colpa storica di Marco Pannella. A quelle sedici chiame in dodici interminabili e drammatici giorni parteciparono Roberto Di Rosa, Michele Denaro e Marco Desiderato. Nel 1999, di conseguenza, nuove valigie super-fornite per i tre delegati regionali liguri che pensavano di dover mettere radici per qualche settimana a Roma. Ma il presidente della Regione Giancarlo Mori, democristiano di sinistra, il suo vice diessino Graziano Mazzarello e Gianni Plinio, in rappresentanza di An, tornarono subito a casa, visto che Ciampi fece il pieno di voti al primo scrutinio.
Stessa identica storia sette anni fa, quando vennero eletti Claudio Burlando, che con i suoi 21 voti fece ritorno nell'aula dove tante volte era stato da deputato, l'allora suo vicepresidente Massimiliano Costa (che ne prese 22) e l'allora capogruppo del Pdl Gino Morgillo, a cui furono sufficienti 8 voti.

Anche per loro, fu una toccata e fuga, visto che Giorgio Napolitano venne eletto subito.
A chi toccherà ora? E, soprattutto, succederà la rivoluzione della «società civile» che va a Roma a rappresentare la Regione?

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