«La legge truffa ora piace ai compagni»

«Ma se lo ricordano, Pierluigi Bersani e i post-comunisti di oggi, quello che dicevano i comunisti di ieri, nel 1953, a proposito della legge truffa?». È una miniera di ricordi, Beppe Costa, medico, già consigliere comunale genovese per numerosi cicli amministrativi, prima nella Democrazia cristiana, poi in Forza Italia e Pdl. E ha bene in mente la «durissima, violenta battaglia in parlamento condotta dalla sinistra e dal Pci in particolare contro la legge che assegnava un premio di maggioranza alla coalizione vincente alle urne con il 50 per cento più uno dei voti».
Una legge voluta soprattutto dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e dal ministro dell'Interno Mario Scelba per garantire la governabilità.
«È questo il punto. I fautori della legge erano spinti dall'esigenza di assicurare un governo stabile al Paese, pur con l'assoluta garanzia di rispettare l'opposizione alle Camere. Ma, alla luce del dibattito politico di oggi sulla legge elettorale, c'è da aggiungere qualcos'altro».
Aggiunga pure. Parliamo dell'attualità.
«La polemica in corso coinvolge da una parte lo schieramento con Pdl, Lega e Udc (favorevole al premio di maggioranza del 42,5 per cento alla coalizione vincente, ma con un “premietto“ del 5-6 per cento al partito più votato nel caso in cui nessuna coalizione raggiunga la soglia), e dall'altra il Pd che vorrebbe il “premietto“ almeno pari al 10 per cento».
Ma sempre premio è.
«Appunto. Allora vuol dire che si sono dimenticati il 1953. Bella coerenza! In quell'anno, e anche parecchio dopo, a sinistra si parlava solo di legge truffa. Oggi, invece, il premio di maggioranza si vuole, e soprattutto si vuole alto! E pensare che la cultura politica da cui proviene Bersani aveva tacciato quel galantuomo e grande statista di De Gasperi, artefice della ripresa post bellica del Paese, quasi come un truffatore...».
Il 10 per cento minimo è un errore?
«Peggio, c'è il rischio di innescare derive pericolose».
C'è un'altra ricetta percorribile, in questa fase di distacco degli elettori dagli eletti?
«Dico che, invece di adottare formule artificiose, le forze politiche dovrebbero impegnarsi a far crescere la partecipazione della gente».
Come? Sia meno generico, Beppe Costa.
«In sintesi: presentare programmi chiari, con provvedimenti perseguibili, e pretendere la responsabilizzazione degli eletti. Altrimenti decade la legittimità di rappresentare i cittadini».


Sarebbe un modello da insegnare alle scuole di partito...
«...che non ci sono più. Ma forse sarebbe da insegnare già a scuola, come educazione civica. Un modello virtuoso che può contribuire a riavvicinare i cittadini alla politica».

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