Niente soldi alle private, meglio buttarli

(...) Ma la storia è lunga e talmente incredibile che merita di essere raccontata tutta. Sempre tenendo presente che i 140mila euro sono lo stanziamento iniziale della Regione per una struttura da 20 posti (7.000 euro a bambino) e che, tutte insieme, le scuole private di Genova che accolgono e garantiscono l'istruzione al 27 per cento degli studenti cittadini ricevono dal Comune 185mila euro.
Una volta ottenuti i soldi, sono iniziati i lavori per rimettere a posto la struttura. Appena ultimati l'asilo non è stato certo aperto, nonostante l'inizio attività fosse stato indicato nel 30 aprile 2010, perché ci si è resi conto che c'era dell'amianto da bonificare. E così il Comune ha messo (tanto) altro denaro pubblico per mettere tutto in sicurezza. Finalmente, completato anche questo ulteriore e costoso intervento, la struttura era pronta ad aprire i battenti. Ed in effetti l'inaugurazione, quel taglio del nastro con sfilate e battimani che non si negano mai a nessuno, sembrava dare buone sensazioni per l'anno scolastico che va terminando adesso. Il Comune di Genova ha affidato la gestione dell'asilo ovviamente a una cooperativa, alla «Cucù Sette» che fa riferimento alla «Coopsaba», che nel corso dell'anno scorso ha aperto le iscrizioni.
Il risultato è stato agghiacciante: 0 iscrizioni. Ma come? Non c'era fame di posti? Sì, ma la fame è rimasta. E allora perché non si è presentato nessuno? «Molto semplice - interviene Andrea Cevasco, imprenditore che i problemi della zona li conosce benissimo -. Perché la cooperativa ha stabilito che l'orario di apertura dell'asilo nido sarebbe stato dalle 8 alle 13. Ma un genitore che lavora cosa se ne fa di una struttura che gli lascia il bambino all'ora di pranzo? Inevitabile il flop». Spiegazione più che logica, che peraltro non ha neppure bisogno di essere confermata, perché il problema di fondo resta: il nido non ha mai aperto. Fin qui le certezze, come una certezza è che piano piano dalla struttura stanno sparendo gli arredi e tutto quello che era stato realizzato per far rendere al meglio l'asilo, compresa una mensa nuovissima.
Adesso si apre tutta una serie di interrogativi che dovrebbero presto trovare una risposta. Oltre ai soldi buttati letteralmente via dalla Regione Liguria, quanti altri denari sono stati spesi per niente? Alla cooperativa che ha ottenuto la gestione sono andati comunque dei soldi? Un plafond minimo garantito al di là delle iscrizioni? Tutto quello che viene smantellato un pezzo alla volta, dove va? Di chi è? Chi lo ha pagato? «Tutte domande che ho provato a rivolgere a tutti gli enti locali interessati e dai quali non ho mai ricevuto risposta», incalza Andrea Cevasco.
Le stesse e altre domande le rivolge ora Lilli Lauro, capogruppo Pdl in Comune, alla giunta Doria. La consigliere vuole sapere anche «in base a quali risultanze si è programmata l'apertura di una silo al quale non è pervenuta nemmeno una richiesta di iscrizione, i costi sostenuti dal Comune e quale utilizzo si intenda dare a questa struttura». Perché se il Comune lascia che una cooperativa decida di aprire un nido dalle 8 alle 13 è come dare l'autorizzazione al chiosco nel deserto di cui sopra, ma per vendere sabbia al posto di bibite fresche.

L'ultima domanda per la giunta Doria, per i 5 Stelle, per la sinistra e per quanti stanno organizzandosi per la crociata dell'istruzione: è meglio dare un minimo sostegno a 54 scuole private o regalare soldi da buttare a una coop?

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